Saviano: “Dobbiamo rompere il silenzio sulla mafia in Lombardia”
Al di là della polemica, resta il fatto che la mafia al nord sia un problema enorme e che lo scrittore voglia sollevare un vero dibattito molto più ampio della polemica con il carroccio
Roberto Saviano difende le sue posizioni, nonostante il duro attacco che gli ha rivolto il ministro dell’interno Roberto Maroni, a seguito della frase sulla ‘ndragheta che “interloquisce sulla Lega”, pronunciata durante la trasmissione di Raitre, “Vieni via con me”, andata in onda lunedì sera.
Secondo il ministro è stata gravemente offesa la Lega Nord, poiché Saviano parlando della penetrazione in Lombardia della ‘Ndragheta ha citato il caso dell’incontro tra un consigliere regionale leghista e il presunto boss Pino Neri strumentalizzando l’episodio. Saviano risponde che ha segnalato, correttamente, che il consigliere leghista non è indagato, ma rileva che il suo racconto è basato sull’inchiesta della direzione antimafia di Milano e Reggio Calabria.
In una intervista su Repubblica Saviano spiega. «Si potrebbe fare molto di più anziché prendersela sempre con chi racconta. Si dovrebbe guardare i fatti, andare oltre, non limitarsi a tirare un sospiro di sollievo perché il consigliere regionale leghista non è stato arrestato. Chiedersi perché gli ‘ndranghetisti cercano di interloquire con la Lega. Dire la verità, ossia che c’è un nord completamente infiltrato. Io voglio parlare anche a quella parte dell’elettorato leghista che si fa condizionare dai dirigenti e sembra vedere tutto il bene al Nord e tutto il male al Sud. Non è così. Far finta che la ‘ndrangheta sia sporca quando spara e pulita quando investe è un problema enorme".
Ma al di là della polemica, resta il fatto che la mafia in Lombardia sia un problema enorme e che Saviano voglia sollevare un vero dibattito su questo: «Continuo a criticare la serie di proclami ripetuti a ogni arresto. E critico il silenzio culturale sull’infiltrazione della mafia in Lombardia. È un problema cruciale che imprenditori e politici lombardi rimuovono perché non vogliono rinunciare ai capitali del narcotraffico investiti nella regione. Il mio compito è rompere questo silenzio».
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