Esplosione di Borsano, un anno dopo si attende la verità
Il 3 dicembre 2009 un esplosione squassa l'intero quartiere. Il crollo di una palazzina in via San Pietro si porta via Stefania Zhu e Andrea Rosignoli. La procura indaga tre persone ma le indagini non sono ancora chiuse
Un anno fa, alle 7 del mattino del 3 dicembre, un boato squassa il centro storico di Borsano. Una casa piena di gas esplode portando via le vite di Stefania Zhu e Andrea Rosignoli e provocando altri feriti. Il paese-quartiere è sconvolto, la gente scava con le proprie mani in attesa dell’arrivo dei soccorsi che faticano a posizionarsi nella stretta via San Pietro ma la Croce Rossa e i Vigili del Fuoco fanno un grandissimo lavoro aiutati dalla Protezione Civile e dalla gente. La sera prima due tecnici di Agesp avevano effettuato un sopralluogo sul posto perchè i vicini avevano sentito un forte odore di gas in tutta la via ma i due rientrarono dopo qualche ora senza aver risolto il problema. L’odore di gas era rimasto e, soprattutto, non fu aperto l’appartamento di Andrea Rosignoli, una delle due vittime, il quale non aveva risposto ai due tecnici che stavano cercando la fuga.
Per questo motivoi due tecnici sono stati iscritti, insieme ad una terza persona, nel registro degli indagati ma dopo dodici mesi l’istruttoria non è ancora chiusa. «Il pubblico ministero è stato già sollecitato – protesta l’avvocato Vittorio Celiento, difensore dei tre indagati – l’ultima notizia che abbiamo ricevuto a riguardo è la nuova perizia richiesta dal magistrato ma non sappiamo nulla del perchè sia stata richiesta. Temiamo che ci vogliano ancora alcuni mesi. Quando depositerà gli atti toccherà a noi difenderci». Riguardo agli indagati il legale descrive il loro stato d’animo: «Vogliono difendersi, vogliono sapere chi di loro sarà imputato. Per il momento sono tre ma non si sa ancora dopo un anno se saranno rinviati a giudizio – continua Celiento che poi si addentra sulla perizia – la perizia sulle cause non ci ha mai convinti. Abbiamo incaricato il nostro consulente di parte che si metterà al lavoro solo quando avrò letto quella dell’accusa. Stavolta non siamo noi a tirare in lungo».
L’avvocato della famiglia di Andrea Rosignoli, Leonardo Cammarata, è sulla stessa linea di Celiento: «Stiamo aspettando gli esiti. La speranza è quella di arrivare in tempi ragionevoli al processo. Noi abbiamo un consulente ma senza vedere il fascicolo è difficile. C’è un bambino piccolo al quale bisogna pensare (il figlio di Andrea, ndr). Ricordiamo che è venuto a mancare anche un sostentamento per un minore. La famiglia vuole che si arrivi con serenità alla giustizia, senza fretta eccessiva. Siamo abbastanza certi che non ci sarà un’archiviazione, dopo un anno di indagini sarebbe strano. Dal poco che si è capito fino ad ora qualcuno ha delle responsabilità ma bisogna capire chi».
Intanto la famiglia Zhu non abita più a Busto Arsizio e il negozio di borse di via Fratelli Bandiera a Castellanza ha chiuso i battenti da qualche mese. Il loro legale, contattato al telefono, non ha voluto rilasciare dichiarazioni. A ricordare la loro presenza qui solo l’insegna che ancora campeggia sulla parete esterna e niente più. I vicini del laboratorio di borse dicono che si sono trasferiti poco lontano ma non si sa dove. In via San Pietro, infine, tutto è come un anno fa solo che al posto delle macerie c’è uno spazio vuoto, un buco non ancora riempito dalla verità.
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