“Livingston ci lascia a terra, la burocrazia ci blocca”

Claudio guida una piccola azienda: sono esposti con la compagnia aerea per 54mila euro, negli anni scorsi hanno subito anche i fallimenti di altri vettori. Una storia dell'indotto che vive intorno a Malpensa

Da queste parti, in fondo, ci sono quasi abituati, alle compagnie aeree che falliscono e lasciano dietro di sé i debiti. «Tutti si preoccupano giustamente per i lavoratori, ma nessuno pensa all’indotto», dice sconsolato Claudio Delli Paoli, titolare di un negozio di materiali per ufficio e informatica. Il suo è un caso tra i tanti di un territorio che vive in simbiosi con l’aeroporto, che ne segue fortune e sfortune. L’ultimo caso a far tremare i fornitori che lavorano su Malpensa si chiama Livingston, la compagnia le cui sorti sono ancora appese ad un filo: «Io sono rimasto dentro con loro per 54 mila euro, tanti soldi per un’azienda come la mia. Non è purtroppo la prima volta». Di fallimenti più o meno controllati, qui ne sanno qualcosa: «mi è successo con la Varig, Pan Am, Air Europe-Volare, ho perso soldi anche con Fed-Ex», spiega ancora Delli Paoli. A Livingston ha fornito i nuovi arredi per la sede, materiale da cancelleria e informatico, le fotocopiatrici in affitto. Di fronte ai precedenti, i fornitori qui hanno cercato di evitare problemi troppo grandi: «A febbraio mi sono accorto che le cose non andavano bene, ho cercato di farmi pagare tutto e da lì in avanti ho chiesto sempre pagamenti cash». Così hanno assorbito il colpo, anche se le cifre di cui si parla sono comunque corpose per una realtà piccola, che dà lavoro direttamente a 6 persone e indirettamente ad un’altra società che garantisce la manutenzione e il servizio tecnologico. «Mi sono insinuato al passivo, mi segue l’avvocato. Ho incontrato anche i dirigenti di Livingston, spero che non finisca male», dice mostrando la lettera ricevuta dal commissario di Livngston Daniele Discepolo. 

«La mia rabbia è che nessuno sia in grado di difendere le imprese dai fallimenti: la gente non ti paga, ogni anno si finisce dentro in qualche fregatura». Una storia tra le tante di gente che fa impresa nonostante le difficoltà, ma anche una storia particolare del nostro territorio e del suo rapporto con una realtà così particolare come quella del trasporto aereo, attraversato da speculazioni, concorrenza esasperata, operazioni a volte avventate. Delli Paoli non nasconde la sua rabbia, legata anche ad altre difficoltà: «La burocrazia non ci dà una mano: volevo rifare l’esterno del negozio, ridipingerlo mettendo anche un’insegna luminosa. Ora sono in ballo da primavera e i lavori sono bloccati». Prima si è scontrato con la necessità di avere un progetto certificato da un professionista («un lavoro di fotomontaggio che eravamo in grado di fare anche noi»), poi per i tempi tecnici di esame delle richieste. «In Comune mi hanno spiegato che è tutto obbligatorio: lo capisco, ci sono le leggi. Ma possibile che non si possa semplificare le procedure?». La richiesta è in ballo da luglio, ora sembra che i permessi stiano per arrivare, ma i lavori non possono partire per via della brutta stagione. Mettendo anche a rischio la possibilità di accedere ai fondi del Distretto Diffuso del Commercio, che coprirebbe un terzo delle spese.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 03 Dicembre 2010
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