“Aiuto le coppie in crisi a riprendere un dialogo”

Alessandra Capra è la responsabile del nuovo servizio gratuito del comune, uno sportello per la mediazione famigliare: “Per aiutare le coppie a separarsi senza traumi, poche le riconciliazioni"

Alessandra Capra«Sono sempre di più le coppie che hanno bisogno di qualcuno per riprendere a dialogare, soprattutto per i figli». Alessandra Capra è una “mediatrice famigliare” e il comune di Saronno è uno dei pochissimi comuni in Italia che ha istituito questa figura per le coppie in crisi. Per due martedì al mese la Capra riceverà infatti su appuntamento delle coppie della città che hanno bisogno di riprendere a dialogare «per riavvicinarsi o per avviare un percorso di separazione nel miglior modo possibile».
Alessandra Capra ha 42 anni e vive a Saronno da quando ne aveva 6. Due lauree, una in pedagogia e una scienze dei processi educativi, ha proposto lei il progetto al comune, dopo anni di esperienza accumulati lavorando a un consultorio della città. «La proposta – spiega Alessandra – è stata accolta con molto favore a settembre ed è stata messa in piedi in poco tempo perchè avevamo le idee chiare».

A chi si rivolge il servizio comunale?
«All’inizio ci rivolgiamo solo a quelle coppie in difficoltà che sono già seguite dai servizi sociali comunali. Questo fino a settembre, poi abbiamo intenzione di aprire l’offerta a tutti».

È davvero così necessaria questa figura di “mediatrice famigliare”?
«Più di quanto si pensi. Sono in aumento le coppie in questa situazione: la mia è una figura che è neutrale, che aiuta a riavviare la comunicazione tra le due parti che sono in conflitto».

Quale l’obiettivo principale?
«L’obiettivo è di aiutare le copie a separarsi o ad avviare un percorso di dialogo con i figli. In alcuni casi c’è un percorso di riconciliazione. Una sorta di terapia di coppia. Molte situazioni, invece, arrivano a un punto tale che la distanza tra i due coniugi è insanabile: si può solo avviare un percorso per una separazione, cercando di impostare il rapporto sul dialogo».

Il servizio è partito a inizio gennaio, come sta andando?
«Per ora abbiamo effettuato solo gli incontri con gli operatori che hanno il primo contatto con le coppie. Per capire quali siano idonee. Martedì prossimo partiamo con i primi incontri. Ci sono già in programma una quindicina di appuntamenti».

Come si articola un percorso di mediazione famigliare?
«In media prevede 8-10 incontri per riattivare la comunicazione. Però non tutte le coppie sono mediabili: dopo due o tre incontri si capisce se il percorso può andare avanti».

Come è nata la sua propensione per questo tipo di mediazione?
«Io ho solo visto che il bisogno c’era ed era evidente, anche attraverso l’esperienza di conoscenti: la comunicazione è fondamentale, soprattutto quando la coppia ha figli. Sono loro che ne fanno le spese. È importante che i genitori siano tali anche durante, o dopo, la crisi».

Una coppia come può capire di avere bisogno di una mediazione?
«A volte, ma sono pochi casi, sono se ne accorgono le coppie da sole. Spesso invece è il tribunale che invita la coppia alla mediazione. È un percorso poco conosciuto che va fatto conoscere alle persone. Solo così lo si può utilizzare».

Per questo ha proposto il progetto al comune?
«Più comuni si dotano di questo servizio, maggiore sarà anche l’informazione. Anche per questo, ora, è su base volontaria che lo faccio. Poi, a seconda della mole di lavoro, vedremo in futuro cosa fare. Per adesso l’importante è far sapere che esiste una “mediazione famigliare”».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Gennaio 2011
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