“Noi dalla Tunisia non siamo partiti, siamo scappati”

Roberto Vielmi ha affrontato il viaggio di ritorno dal paese proprio nel momento in cui attraversava il momento peggiore della rivolta

Il colpo di Stato-rivoluzione in Tunisia ha sconvolto il Paese, nostro vicino e giudicato fino a ieri un’oasi di stabilità – segno eviente dell’incomprensione, da parte nostra, della realtà magrebina. Ne sa qualcosa il lonatese Roberto Vielmi, attivo personaggio che abbiamo già incontrato fra l’altro in occasione delle campagne di cui è stato il primo ispiratore, per la salvezza della via Gaggio contro la terza pista di Malpensa.
Ieri, venerdì 14 gennaio, Roberto ha chiuso un mese di vacanza ad Annaba, l’antica Ippona di Sant’Agostino, dai suoi cognati algerini, rientrando attraverso l’aeroporto di Tunisi: ed è stata un’avventura al limite del pauroso.
Partiti alle 5,30 del mattino dalla città algerina, Vielmi e parenti sono transitati dal confine con la Tunisia dopo le solite due ore di attesa e minuziose perquisizioni dell’auto, culminate nel sequestro al lonatese di quattro chili di datteri algerini. «Le procedure erano le solite di sempre, – racconta Vielmi – comunque nulla di strano, peccato per i datteri».
Il resto del viaggio verso Tunisi si è svolto tranquillamente. «Alle 12,30 eravamo all’aeroporto, avendo il check-in alle 14 ci siamo concessi un giro per la città. C’era gente per le strade, pareva un qualsiasi venerdì festivo (giorno di preghiera per i musulmani), però c’era molta polizia, persino un carro armato: ma intorno uno scenario da day after, auto rovesciate e bruciate», i segni delle manifestazioni dei giorni precedenti.
«Era successo che la sera prima» spiega Vielmi «il presidente Ben Alì aveva tenuto il suo secondo discorso», una resa sostanziale alle richieste dei manifestanti, «e c’era chi aveva festeggiato». Al rientro in aeroporto, dopo il check-in, «la polizia eroportuale pareva stranamente ancor apiù rilassata del solito», ci si è imbarcati sul volo, «l’AZ7447 di AirOne». Ma lì ha cominciato ad accadere qualcosa di strano.

L’aereo non partiva.
«Eravamo già pronti al rullaggio, alle 16, quando una hostess ci ha detto di prendere i bagagli a mano e scendere immediatamente. Da quel che ho intuito, cercavano qualcuno. Siamo scesi, e ci siamo trovati circondati da teste di cuoio incappucciate e armate di mitra – che però non ci tenevano puntato contro – venute con tre autobus. Su uno di questi ci hanno cacciato tutti, poi in un minuto hanno cominciato a dividerci per nazionalità. nel frattempo stavano prendendo a calci uno di noi passeggeri, a terra. Se ho capito bene era uno con passaporto italiano, ma tunisino o di origine tunisina», presumibilmente una persona con doppia nazionalità.
Per un quarto d’ora i passeggeri sono rimasti sul bus mentre gli incappucciati tenevano d’occhio il tizio che avevano appena preso a calci.  Poi come erano venuto, i gendarmi-teste di cuoio se ne sono andati, lasciando sul posto, sorpresa, anche il ferito, dal volto tumefatto. «Dapprima pensavo che cercassero lui, poi, vedo che non se lo sono portati dietro, sospetto che gli abbia forse risposto male. Tutto molto, molto strano» commenta il nostro testimone. «Siamo tornati sull’aereo, ma a quel punto erano spariti tutti i lavoratori e l’aeroporto era un deserto. Sapevo era in programma uno sciopero, ma siamo poi stati messi a conoscenza del fatto che proprio in quel momento i militari avevano chiuso l’aeroporto. Volevano chiudere lo spazio aereo», procedura standard durante i colpi di stato. E il clima, assicura Vielmi, era proprio quello di un golpe. «C’erano alcuni bagagli da stivare a terra, e nessuno più che li caricasse, qualcuno ce li ha lasciati su quella pista, io per fortuna no. Siamo rimasti lì fermi in aereo fino alle 18, in una situazione paradossale, con la torre di controllo che dava via libera e il pilota aspettava che qualcuno caricasse i bagagli per partire, nell’aeroporto chiuso e deserto. Una hostess aveva detto che si cercava uno di al-Qaida, mah…» Alla fine a sbloccare la situazione è stato il personale di volo, «professionale, gentile, ottimo». Pilota e uno steward hanno assicurato la chiusura del velivolo. «Lo steward ha detto: “Noi dalla Tunisia non siamo partiti, siamo scappati”». Descrizione esatta. Alla partenza, non all’arrivo, un applauso fragoroso dai passeggeri: «e il più contento di partire, che ringraziava Iddio, era quello che avevano picchiato le teste di cuoio».

Volo tranquillo, «anche se una hostess è passata più volte contando i passeggeri». Alle 19,30 atterraggio senza problemi a Malpensa dopo un’ora e tre quarti sul Mediterraneo. Altra sorpresa la trafila all’arrivo. «C’era la polizia già sotto la scaletta, ci hanno controllato uno per uno i passaporti, che sono stati fotocopiati, ci hanno fatto passare per un’uscita insolita, credo vicino ai check-in, ci hanno dato dei foglietti su cui scrivere nome cognome e numero di telefono, di fatto siamo ancora a disposizione delle forze dell’ordine, che comunque sono state gentilissime, devo dire. C’era una gran confusione, ci hanno divisi per nazionalità, hanno preso da arte quello che era stato picchiato, e si vedeva (presumibilmente per capire cosa gli fosse successo e perchè ndr), mentre qualcuno faceva anche l’arrabbiato pretendendo di andarsene immediatamente e creando una tensione immotivata fra passeggeri e polizia. Sono stati controllati tutti i bagagli. Ci è stato detto dal responsabile: "Abbiate pazienza: dobbiamo fare questa cosa per tutelare la vostra posizione internazionale"». Segno che dalla Tunisia era giunto qualche input strano. Dopo circa un’ora e un quarto dall’arrivo i passeggeri sono stati finalmente liberi di andarsene con i propri mezzi.
«I cognati, rientrando poi nel pomeriggio verso l’Algeria, mi hanno descritto Tunisi in fiamme e attraversato una Tunisia ridotta a un paese fantasma, dove tutto era chiuso e deserto. Quando si sono fermati a chiedere informazioni presso un bar chiuso sono stati presi a male parole e trattati da matti. A Tabarka hanno trovato dei supermercati che conoscevano sfondati e saccheggiati». Il regime era caduto.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 15 Gennaio 2011
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