Sacchetti vince con la “banda bassotti”

Sassari ha fuori tutti i pivot di ruolo ma Varese non ne approfitta con Fajardo e Slay, cui mette la museruola Vanuzzo. E i tiri liberi affossano la Cimberio

meo sacchettiLA CHIAVE – C’è più di un motivo per spiegare la vittoria di Sassari a Masnago; lasciando da parte la questione infortuni (dove comunque anche i sardi hanno da dire la loro) sembra giusto mettere in luce la maggior “adattabilità” alla partita della squadra di Sacchetti. Già, perché i biancoblu hanno saputo trarre vantaggio da una situazione obiettivamente difficile: già senza Hubalek il Meo si è trovato con Hunter e Cittadini carichi di falli e ha consegnato le chiavi dell’area al saltatore White, affiancato di volta in volta o da Vanuzzo o addirittura dal figlio Brian, tutto tranne che un “numero 4” di ruolo. Eppure Varese non ha saputo capitalizzare i cosiddetti mis-match (le differenze di altezza, peso e caratteristiche tra due giocatori che si marcano a uomo) con i propri lunghi e quindi hanno pagato la maggior rapidità di movimento dei diretti avversari nella propria metà campo. Slay e Fajardo, nella circostanza, sono coloro che hanno letto meno bene la situazione creatasi.
 
IL DUELLO – Ci riagganciamo a quanto sopra, descrivendo in breve il momento in cui Slay ha perso la sua fetta di partita. Nel terzo quarto Recalcati dà, giustamente, fiducia all’americano che infatti viene subito imbeccato da Goss in un paio di occasioni. La risposta di Sacchetti però è azzeccata: su Ron va quel marpione di Vanuzzo, che sa quanto l’americano soffra i contatti e gli anticipi, tanto che in poche azioni finisce fuori giri. Il suo tiraccio da tre punti è una sorta di resa che dà un ulteriore vantaggio ai sardi.
 
L’AZIONE – Al rientro dell’intervallo dovrebbero essere tutti un po’ più freschi, di testa e di gambe. E invece quel che accade sul primo attacco sassarese è sintomatico: gli ospiti sbagliano ben tre tiri e tutte le volte agguantano il rimbalzo d’attacco pur senza pivot in campo. La quarta conclusione ovviamente, è in fondo alla retina (Diener) a chiudere un’azione sintomatica della difficoltà varesine.
 
LA STATISTICA – Le mani che tremano in lunetta sono storicamente, nel basket, sintomo di poca lucidità e di timore per quello che accade. Varese tira i liberi addirittura con il 59%, illogico per una squadra che vanta una lunga serie di ottimi esecutori dalla “linea della carità”: non a caso Sassari, dalla classifica preoccupante ma anche ben conscia di avere poco da perdere fuori casa, mette assieme un più che buono 28/34 con White a quota 11/13.
 
MVP – Dobbiamo andare da DIMITRIOS TSALDARIS, nonostante la prova ad alte quote di White, perché il greco mette a segno i canestri più importanti della serata: quelli che danno il vantaggio a Sassari sul finire del terzo quarto e quelli che formano il break dopo il 30’, risultato poi decisivo. Anche sulle uniche difese buone della partita varesina.
 
PAGELLIAMO – Demartini 6 (Soffre tanto in difesa, ma dà più di quanto gli si chieda); Goss 7 (Uno dei pochi motivi per applaudire la Cimberio); Mian 6,5 (Tre minuti, un tiro, tre punti); Righetti 5 (Segna tanto all’inizio, poi non è decisivo); Galanda 6 (Gran primo quarto, poi confinato in panchina: perché?); Thomas 4,5 (Sta male, e fa star male a ogni tentativo fallito); Kangur 5 (Si salva a rimbalzo, ma in attacco è sterile, 2/8 totale); Fajardo 4 (Il peggiore in campo); Slay 5 (I 14 punti sono molto merito di Goss; nervoso e confusionario).

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Pubblicato il 06 Gennaio 2011
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