Sanità, inizio d’anno salato per i pazienti svizzeri
Novità dal primo gennaio in tema di costi alberghieri negli ospedali e rimborsi o cure a domicilio. I tagli potrebbero permettere una riduzione di costi per gli assicuratori
Inizio d’anno salato per i cittadini-pazienti svizzeri. Lo scorso 1 gennaio è infatti entrata infatti in vigore l’introduzione di un contributo generalizzato di 15 franchi al giorno per i cosiddetti “costi alberghieri” delle degenze ospedaliere, nonché la soppressione degli assegni per gli occhiali. E a breve, una modifica di legge rischia inoltre di ripercuotersi negativamente sui beneficiari delle cure a domicilio e dei residenti di istituti medico-sociali.
Le revisioni all’ordinanza erano state adottate lo scorso 3 dicembre da Didier Burkhalter, capo del Dipartimento federale dell’interno (DFI). Le modifiche, allora passate pressoché inosservate, potrebbero permettere una riduzione dei costi per gli assicuratori di 250 milioni di franchi all’anno. Di questi ben 155 milioni grazie alla tassa di 15 franchi.
Non solo. Ha suscitato particolare malumore la soppressione del contributo di 180 franchi versato agli assicurati per occhiali e lenti a contatto. Altri risparmi risulteranno sono previsti a seguito della riduzione degli importi massimi rimborsabili concernenti i prodotti per l’incontinenza e gli apparecchi e le strisce adesive per misurare la glicemia.
Ad inizio dell’anno è pure entrata in vigore la Legge federale concernente il nuovo ordinamento del finanziamento delle cure, i cui effetti saranno percepiti in modo eterogeneo nella Confederazione: solo una parte dei Cantoni, che dispongono di un periodo transitorio di tre anni per adattare il loro diritto, hanno adeguato la legislazione. In Ticino e nei Grigioni le necessarie modifiche non sono ancora pronte. Il punto centrale della nuova norma è una concessione alle casse malattia che fissa nella legge un regime transitorio introdotto nel 1998. Gli assicuratori, contrariamente alle prescrizioni della legge del 1996, non pagheranno i costi delle cure a domicilio e quelli dei residenti
di istituti medico-sociali, ma solo il 60%.
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