Avvocati in sciopero contro i conciliatori “ignoranti”

I nuovi organismi voluti dalla legge secondo l'ordine privatizzano la giustizia e non danno alcuna garanzia di professionalità mettendo a rischio il cittadino comune

Lo sciopero degli avvocati creerà disagi anche a Varese, dal 16 al 22 marzo. I legali protestano contro il decreto legge sulla media conciliazione, resa obbligatoria dal prossimo 21 marzo, per volontà del governo. Il decreto sposta le piccole cause dai tribunali a organismi privati di conciliazione. L’obiettivo è lodevole, liberare i giudici dal sovraffollamento dei processi. Le modalità con cui è stato perseguito, secondo l’organismo unitario dell’avvocatura italiana, è tuttavia pessimo: mancano gli enti, gli avvocati non saranno più coinvolti, c’è il rischio di conciliatori impreparati e di soprusi a danno dei più deboli. Il consiglio dell’ordine degli avvocati di Varese (foto), però, ha quantomeno posto un argine al paventato caos: il primo organismo di conciliazione della provincia è stato accreditato oggi dal ministero di Grazia a giustiziea, ed è gestito proprio dagli avvocati. L’ordine ha coinvolto 27 legali e il presidente del tribunale Emilio Curtò ha garantito che fornirà dei locali.
Ma andiamo con ordine. Tra le materie che saranno spostate alla conciliazione vi sono le successioni ereditarie, i patti di famiglia, le diffamazioni, le colpe mediche, i contratti assicurativi e bancari, e altro. Incidenti stradali e liti di condominio, invece, per un anno saranno ancora di competenza del giudice. «Non c’è stata una scelta ragionata di queste materia – osserva l’avvocato Sergio Martelli – e inoltre la obbligatorietà è una novità in Europa e configura un eccesso di delega». Il segretario del consiglio dell’ordine, l’avvocato Marco Natola osserva che «solo un paese la mondo ha sperimentato finora la conciliazione obbligatoria ed è l’Argentina, mentre nell’Unione europea è un istituto facoltativo, come lo era fino a ieri in Italia».
Il presidente Martelli (foto) elenca inoltre tutti i motivi di preoccupazione: «La delega è stata data a organismi privati che entreranno nel mercato facendo concorrenza agli avvocati, ma il problema è che non è necessaria la laurea in legge. Questo provvedimento sembra partire da una sfiducia verso gli avvocati a cui viene sottratta di fatto la competenza sulla conciliazione – sottolinea il presidente – noi crediamo che questa privatizzazione della giustizia non garantisca i cittadini, perché non c’è alcuna garanzia che il conciliatore abbia una adeguata preparazione e non faccia errori gravi. La legge inoltre prevede che, in caso di successiva causa, il conciliatore, possa scrivere un parere su cui non abbiamo alcuna garanzia di correttezza giuridica che avrà un peso nel processo».
Martelli fa notare anche due aspetti che lasciano perplessi: «Questa realtà apre altri interrogativi inquietanti, chi controlla i conciliatori? Sarà un vero risparmio? Il costo per gli utenti sarà di 40 euro per la domanda. Per le cause medie del valore tra i 50mila e i 250mila euro si arriverà a pagare 1000 euro, cash, subito. L’organismo conciliatore si sosterrà con i soldi versati dagli utenti. A Varese siamo fortunati perchè il nostro ordine si è mosso per tempo, altrimenti il 21, giorno di entrata in vigore del decreto, altrimenti in provincia non ci sarebbe stata nessuna conciliazione. Noi renderemo però obbligatori la presenza di un avvocato per ogni utente, anche se abbasseremo le tariffe».
Ultimo, ma non ultimo, il problema della competenza. La legge non chiarisce dove si incardini territorialmente una causa. Il rischio è che si sia costretti a andare a Palermo, a Milano, a Roma, per una conciliazione, e che i soldi risparmiati per l’udienza a Varese dell’avvocato si spendano con gli interessi in aerei e alberghi.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 16 Marzo 2011
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