L’agente Di Puppo, il coraggioso poliziotto ucciso in via Manzoni

Quando arrivò in via Manzoni scese subito dall’auto, accompagnato da un giovanissimo collega. Ma davanti alla gioielleria lo attendevano i rapinatori, che lo colpirono subito, per aprirsi la fuga. Era un giorno freddo di marzo del 1980, forse grigio come lo è sempre in anni recenti: l’agente scelto Vincenzo Di Puppo morì a trentotto anni, lasciando la moglie e una figlia ancora bambina, Francesca. Ogni anno il Commissariato di Gallarate ricorda con dolore e partecipazione il sacrificio di quel collega caduto in uno scontro a fuoco che portò la violenza in una cittadina tranquilla. Oggi davanti al commissariato c’erano il Questore Marcello Cardona, il commissario Lorena Di Felice, la sua famiglia e gli ex colleghi, davanti al monumento che restituisce l’immagine di un uomo giovane. Presenti anche rappresentanti delle associazioni d’arma e, per l’amministrazione comunale, l’assessore alla sicurezza Paolo Cazzola e il commissario della Polizia Locale Mauro Bof. «Un agente calabrese coraggioso, che sacrificò la sua vita senza pensarci un  attimo» ha detto il questore Cardona, parlando dell’agente Di Puppo. Quella sera del 1980, infatti, Di Puppo stava finendo il suo turno di pattuglia, quando arrivò la chiamata radio per una rapina si precipitò in via Manzoni con il suo collega, il diciannovenne Marco Rizzetti: «arrivammo sul posto e ci spararono all’improvviso» ricordava tre anni fa l’agente. «Io non ho perso coscienza e mi ricordo tutto. Furono momenti tragici, io ero in servizio da due anni, rimasi scioccato e colpito moralmente per la morte di un collega e di un amico, un uomo valido che dava l’anima per il suo lavoro. Rimane il dolore, ma anche la consapevolezza che ci sono persone che arrivano a compiere un sacrificio estremo per il bene della comunità: un esempio da imitare».