Abbiamo innovato, ma per vincere la crisi non basta
La Federico Aspesi srl, piccola impresa tessile con oltre 100 anni di vita, ha vinto il prestigioso premio per l'innovazione al salone internazionale Premièr Vision di Parigi
Sono andati a Parigi, hanno vinto e sono ritornati in via del Lavoro a Gallarate a faticare più di prima. La premiata ditta Federico Aspesi srl, che da tempo ha superato il secolo di vita, attraversato due guerre mondiali e due crisi economiche epocali, di cui l’ultima ancora in atto, è un buon esempio di un’azienda che cerca di rimanere sul mercato, nonostante i venti di recessione che soffiano sul Paese. Al Salone internazionale Premièr Vision, dedicato ai tessuti per l’abbigliamento, il “Detessuto” della Aspesi ha ottenuto il premio per l’innovazione, sbaragliando la concorrenza di altre 100 aziende e dei rispettivi campionari, a loro volta scelti dopo una scrematura tra gli oltre 10mila tessuti inviati all’esposizione parigina.
Il prodotto, che unisce due tessuti diversi con una procedura meccanica, è frutto di un’intuizione avuta alla fine degli anni ’90. «Nel 1998 abbiamo comprato una macchina tessile usata – racconta Francesco Aspesi – e l’abbiamo adattata per la lavorazione di un tessuto doppio. Una piastra con degli aghi, 10 mila per ogni metro quadro, colpisce migliaia di volte al minuto i due tessuti, fino a quando si destrutturano e si compenetrano tra loro, creando, all’uscita dalla macchina, un unico tessuto. Il tutto senza chimica e collanti. Ecco perché abbiamo brevettato questo procedimento con il nome di “Detessuto”».
Quello ricevuto dai francesi è un riconoscimento prestigioso che dà grande soddisfazione alla famiglia Aspesi, ma che rischia di arrivare in ritardo rispetto agli investimenti economici fatti da questa piccola azienda. «Considerato che noi lavoriamo per la moda, l’innovazione invecchia rapidamente – continua il titolare dell’impresa -. E se nei momenti normali i campionari durano un po’ di più perché si vende, in un periodo di crisi come questo l’obsolescenza del prodotto è molto più veloce. Quindi non è detto che trarremo dei vantaggi diretti da questo premio».
Innovare nel tessile, dunque, non basta per uscire dalla palude della crisi. Chi produce deve trovare soluzioni per coprire i buchi di una filiera che continua a perdere pezzi sotto i colpi di una concorrenza, soprattutto dell’estremo oriente, diventata insostenibile. Ciò che sul territorio non si fa più, bisogna importarlo a caro prezzo. E le banche non aiutano. «Chiudono le tintorie e tante altre imprese del settore – conclude Aspesi -. Noi per il ricamo usiamo il filato cucirino e per un secolo i nostri fornitori erano qui nel gallaratese dove si facevano la maggior parte di queste lavorazioni. Oggi ci dobbiamo arrangiare e importarlo dall’estero con un aggravio di costi e con il sistema del credito che si è irrigidito. Sono lontani i tempi in cui si entrava nella filiale locale e si parlava con il direttore della banca».
Il fatturato dell’azienda nel giro di due anni, dal 2008 al 2010, si è più che dimezzato, passando da 5 milioni a 2 milioni di euro. Fino a poco tempo fa aveva 25 dipendenti, oggi sono rimasti in 15 a cui si devono aggiungere i tre figli di Francesco: Nicola, Federico e Antonio che hanno dato un forte impulso nel momento più difficile.
«Siamo un’azienda familiare e il fatto che una ditta nata nel 1903 abbia vinto il premio per l’innovazione deve dire pur qualcosa» ha affermato Federico Aspesi mentre riceveva il premio dalle mani del presidente di Première Vision.
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