“Gentile, una delle migliori teste pensanti del novecento. Che ha fatto un grande errore”

Fabio Minazzi, ordinario di Filosofia all’Università dell'Isubria, commenta la proposta dell'assessore Clerici di intitolare un giardinetto al filosofo, osteggiata dal Pd

Giovanni GentileLa questione dell’intitolazione del giardino davanti ad alcune delle principali scuole di Varese al filosofo fascista Giovanni Gentile (nella foto) sta scaldando gli animi, divisi tra la figura dell’intellettuale e il legame esplicito non solo con il fascismo, ma anche con la Repubblica di Salò. In questi casi però, il rischio che il dibattito diventi una questione da “tifosi”, prima ancora di analizzarne ragioni e opportunità è molto alto. Per provare a tratteggiare un po’ meglio la figura del filosofo e politico degli anni ’30, abbiamo coinvolto Fabio Minazzi, ordinario di Filosofia Teoretica alla facoltà di Scienze dell’Università dell’Insubria.

Di estrazione profondamente diversa, Minazzi però, nel descrivere la personalità di Giovanni Gentile, esordisce con parole sorprendenti: «Giovanni Gentile è una delle migliori teste pensanti che l’Italia abbia avuto nel novecento – spiega infatti il filosofo varesino – Ed è stato uno straordinario organizzatore di cultura: basti pensare all’Enciclopedia Treccani di cui è stato promotore e direttore. Ma, oltre a quella, sono centinaia le iniziative promosse da lui per promuovere la ricerca culturale e filosofica. Detto questo, Gentile ha aderito fino in fondo alle tragiche vicende del fascismo prima e della Repubblica Sociale di Salò poi: e in quanto tale ha fatto una scelta che si è drammaticamente rivelata errata».

Questo non toglie nulla del valore intellettuale dell’uomo, e della sua coerenza: «Quello di Gentile è stato un lavoro filosofico straordinario. Io non condivido il pensiero di Gentile perchè provengo da un’altra impostazione: ma non posso che riconoscerne il valore. Basti solo pensare al lavoro dell’Enciclpoedia Treccani, dove peraltro in piena dittatura ha fatto lavorare studiosi antifascisti, dimostrando una piena apertura culturale. Quello che considero il mio maestro, il filosofo Ludovico Geymonat, è stato l’unico a dire nel suo manuale per licei che Gentile fu “giustiziato” dai partigiani: ed è una espressione sostanzialmente vera. «Durante una guerra civile, è pensabile uccidere coloro i quali che hanno difeso la dittatura fascista, e anche gli intellettuali non sono esenti da tale responsabilità civile, come appunto dimostra il caso di Gentile, fascista e repubblichino coerente. Gentile si è preso a tutto tondo la responsabilità della difesa del regime: perchè è stato un pensatore e teorizzatore della cultura fascista, ma non ha contributo a portarla fuori dal disastro a cui il fascismo stava portando l’Italia. E’ stato tragicamente coerente, in una scelta in cui si è riconosciuto fino in fondo. Una scelta che però si è rivelata miope, e destinata al disastro».

Fabio MinazziSull’intitolazione del giardino a Gentile, Minazzi (nella foto) non ha nulla da dire: «Innanzitutto, per quanto mi riguarda l’intitolazione per me è un re-inititolazione, perchè mi risulta che sia stato già intitolato quel luogo al filosofo.  Inoltre, considerato personaggio e contesto storico non ho proprio nulla da dire: del resto Varese è piena di  simboli architettonici del ventennio e nessuno si immagina di abbatterli. Certe cose vanno viste con occhio complessivo. Ora non si tratta più di prendere posizione pro o contro, come se si stesse trattando di attualità: la sua figura va inserita nella storia della nazione e soprattutto delle famiglie italiane, su cui Gentile ha inciso molto. E ricordare la vita di Gentile può anche ricordare l’errore che il nostro popolo ha fatto complessivamente in quelle epoche. E, infine, non è cambiando i nomi delle vie e delle strade che si cambia la storia di un paese: il paese si cambia ad un livello più profondo. Il problema è che lo stato fascista non si perpetua con le vie, ma con le leggi e i comportamenti. Così, i veri problemi sono altri: tipo la vita che si svolge in quelle strade e quelle vie. Per esempio, a me importa molto di più come si studia in quelle scuole».

Argomento, peraltro, in cui Giovanni Gentile è coinvolto, avendo lui concepito e portato a compimento l’ultima riforma scolastica degna di questo nome: «Proviamo a confrontare solo per un attimo Giovanni Gentile, che ha pensato una riforma scolastica complessiva negli anni ’30 che in una maniera o nell’altra è resistita quasi un secolo, e i vari Berlinguer, Moratti, Gelmini: nessuno di loro arriva nemmeno alla sua caviglia nella capacità di ripensare lo studio e la cultura scolastica –  Loro sono solo dei politici. Questo fa la differenza: per la sua epoca quella che portò a compimento fu una grande riforma, anche se adesso contesto tutto di quelle norme. Ma ancora oggi invece c’è da imparare proprio da quella sua scelta: perchè fu uno dei pochi filosofi che ebbe il coraggio di mettere in pratica le sue teorie, e farle diventare architettura della società».

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Pubblicato il 27 Ottobre 2011
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