Il World school forum al CCR per sapere cos’è successo davvero all’Aquila
La delegazione di studenti di tutto il mondo, capitanata dall'ITC Tosi di Busto, ha fatto tappa alla cittadella delle scienze della UE, dove hanno potuto conoscere verità che pochi conoscono
Si è concluso a Ispra il viaggio di istruzione nel disastro dell’Aquila, effettuato dagli studenti dell’ITC Tosi insieme ai colleghi del World School Forum. Un incontro del tutto in linea con il tema dell’anno: "L’ambiente: la ricostruzione dopo il disastro" e che ha potuto fornire agli ottanta ragazzi coinvolti spiegazioni molto approfondite su quello che hanno visto con i loro occhi all’Aquila.
C’erano infatti gli esperti europei, che per la UE monitorano i grandi disastri e valutano i rischi dei terremoti, a raccontare loro dei particolari del terremoto dell’Aquila che non a tutti sono ancora chiari: «Il terremoto dell’Aquila, per esempio, a livello internazionale è uno di quelli da considerare "verde", non devastante. Almeno se ci riferisce solo alla scala Richter. Poi ci sono degli altri elementi da tenere in considerazione, come il grado di vulnerabilità di ogni paese, per definire i parametri di pericolosità: elementi che fanno diventare più devastanti disastri che in altri contesti sarebbero meno distruttivi» a spiegarlo è stato Tom De Groeve, ricercatore dell’European Crisis Management Laboratory che ha sede proprio a Ispra e fa monitoraggio degli stati di crisi in tutto il mondo (sono del loro laboratorio, per esempio, le prime valutazioni dei danni del terremoto di Haiti, che loro hanno potuto ricostruire da Ispra attraverso il satellite e le informazioni provenienti dai social network locali).
«Molte strutture dell’Aquila e delle zone circostanti sono collassate anche a causa della loro cattiva struttura – ha aggiunto Fabio Taucer dell’Elsa (European Laboratory for Structural Assessement), che per il JRC ha partecipato a due missioni nel capoluogo abruzzese dopo il sisma – Spesso perchè erano state aggiunte parti nuove senza valutare la costruzione su cui si stava operando. Oppure perchè realizzate senza prendere in considerazione delle valutazioni che sono ora ovvie: fino agli anni settanta del ventesimo secolo, per esempio, diverse strutture avevano il piano terra senza muri: cosa che rende più debole l’intera casa, in caso di sisma». Al contrario «Alcuni palazzi più antichi sono stati rinforzati con le cosiddette "catene" che li hanno resi più robusti. E hanno permesso a diversi palazzi del centro storico di resistere».
Considerazioni scientifiche, poco note, e dibattute in inglese in un luogo che, pur essendo nel cuore del varesotto è ben oltre che un pezzo d’Italia. E che ha suscitato, tra gli studenti del World School Forum, parecchie domande e persino un’intervista video da parte della studentessa di Tokio, che ha chiesto delucidazioni in più all’esperto strutturale (vedi foto).
I ricercatori del JRC hanno illustrato anche come i loro laboratori usano i sistemi informatici di monitoraggio e simulazione più avanzati per gestire le crisi, come calcolano la propagazione di uno tsunami e sviluppano sistemi di allerta precoce. E hanno spiegato poi come si studiano gli effetti dei terremoti su strutture in scala reale nel Laboratorio Europeo per le Verifiche Strutturali attrezzato con una delle più grandi "pareti di reazione". Studi che, come servizio scientifico interno della Commissione europea, il JRC porta avanti per ridurre l’impatto delle catastrofi naturali e contribuire ad una migliore organizzazione degli aiuti umanitari nella fase di emergenza e in quella di ricostruzione.
La visita dei ragazzi si è conclusa al Laboratorio sulle Emissioni dei Veicoli dove il centinaio di visitatori ha potuto vedere come sono misurate le emissioni inquinanti e l’efficienza di motocicli, autovetture e camion e scoprire il ruolo fondamentale del JRC di supporto alla legislazione europea sull’inquinamento atmosferico prodotto dal trasporto su strada. Ma il pensiero, tornando a casa, è stato sicuramente all’Aquila: e a tutto ciò che si sarebbe potuto evitare.
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