«Così abbiamo salvato Anna, bloccata nel cuore della montagna»
Parla Andrea Martinelli, soccorritore varesino del CNSAS, il soccorso alpino: «Gli speleo sono una grande famiglia, se qualcuno si fa male tutti accorrono per aiutarlo»
«Stavo tornando da un’arrampicata in montagna, alle 19.30 di domenica scorsa: l’allarme era già stato diramato, così mi sono trovato coi colleghi di Varese e siamo partiti».
Anna Bonini, la speleologa bresciana di 36 anni rimasta intrappolata da domenica pomeriggio è stata riportata in superficie poco dopo le 6.30 di oggi in una grotta sull’altopiano di Cariadeghe, a Serle, nel Bresciano.
A fare la cronaca di un salvataggio a centinaia di metri sotto terra e al freddo è Andrea Martinelli (nella foto, legato alla cima di un elicottero durante un’esercitazione del Soccorso alpino), speleologo varesino e tecnico del Cnsas, il soccorso alpino, che domenica si è messo in macchina con alcuni colleghi ed è partito per la provincia di Brescia
«A noi di Varese è arrivato l’allarme verso le 18 di domenica, i più vicini sono stati avvertiti verso le 17 – racconta Andrea – io, come ho detto, stavo rientrando: ho fatto il punto con gli amici e ci siamo messi in macchina».
«Eravamo in 5 da Varese, e in tutto una settantina tra Lombardia, Piemonte, Veneto e Trentino – abbiamo recuperato una ragazza di 36 anni da una profondità di -260m (dall’ingresso della grotta) che aveva una frattura ad un piede». Come è stato l’intervento? «È andato tutto bene, con le tempistiche che avevamo previsto: è stato un’intervento abbastanza standard per noi ma già impegnativo per la profondità».
Cosa ti sei portato appresso? «Come equipaggiamento personale avevo l’imbracatura da speleologia, i bloccanti per la risalita e discensore per scendere, casco con illuminazione, sottotuta termico e tuta in cordura antistrappo, scarponi da montagna, oltre all’attrezzatura per il soccorso, corde, carrucole, moschettoni, e barella che assomiglia alla nostra spinale con un telo di copertura impermeabile».
Certo che ci vuole un bel fegato, Andrea…«Sono soccorritore da 4 anni e ci vuole un iter di tre anni per diventarlo passando un esame ogni anno – conclude. Gli speleo sono una grande famiglia, se qualcuno si fa male tutti accorrono per aiutarlo».
«Grazie ai soccorritori. Sono stati i miei eroi, con loro non ho mai avuto paura, grazie a tutti quelli che mi hanno aiutata e salvata» ha detto Anna Bonini appena uscita dalla grotta. La donna è stata subito fatta salire su un’ambulanza e portata all’ospedale più vicino.
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