“Ogni giorno assistiamo al miracolo della vita”

Il momento del parto e dei primi momenti di vita del bambino sono attimi di grandi emozioni. Nel racconto di Nellina e Marta la tensione, la paura e la gioia che si vivono in ostetricia

Nellina e Monica le due ostetriche del Del PonteHanno fatto nascere i varesini da 0 a 20 anni. Sono Nellina e Monica, entrambe capo sala dell’ostetricia del Del Ponte, con un’esperienza lunghissima e appassionata nel campo della maternità.

“Facciamo un lavoro bellissimo – dice Nellina – assistiamo quotidianamente al miracolo della vita e ogni esperienza ti emoziona come se fosse la prima volta. Non c’è mai un parto uguale all’altro perché ogni donna è diversa e ogni nascita è differente. Condividiamo un’esperienza incredibile: ecco perché rimaniamo nei ricordi di ogni madre”.

 Nellina è coordinatrice della sala parto, lavora con tre ostetriche per turno per gestire i 38 posti letto prima del parto: “Ho iniziato la mia carriera di infermiera in ortopedia ma, sin dall’inizio, sentivo l’esigenza di occuparmi della donna e del delicato momento che è la nascita. Non ho avuto dubbi nel cambiare e ancora oggi sono molto soddisfatta della scelta. E’ un lavoro che ti porta a sviluppare grande attenzione al mondo femminile e io sono sempre pronta a mettermi in gioco e ad accettare le sfide per promuovere la cultura del sostegno alla maternità oggi un po’ carente sul territorio”.
Le ostetriche non staccano mai, lavorano su tre turni ogni giorno dell’anno, perché il momento del parto non ha orario. Assistono i parti fisiologici, quelli in analgesia ma anche i cesarei programmati: Nellina ostetrica della sala parto“L’ostetrica segue tutto il periodo, dal travaglio sino all’espulsione e al distacco della placenta. Siamo le prime a ricevere  tre le mani la nuova vita e la passiamo subito alla madre. Ogni attimo richiede massima attenzione e, se il carico di lavoro aumenta, l’adrenalina sale: devi leggere attentamente il tracciato quando si è in travaglio, lavorare sul rilassamento quando arrivano le contrazioni dolorose, assistere il momento dell’espulsione, controllare che il post partum sia regolare. Sono tutte operazioni ad altissima tensione perché la natura è imprevedibile e noi dobbiamo essere pronte davanti a qualsiasi imprevisto. Si pensa che con la nascita sia finito tutto. Come si sbaglia! Per noi è proprio l’espulsione della placenta a creare massima adrenalina perché il rischio di emorragia è sempre in agguato…”.

Nonostante gli anni trascorsi ad assistere la nascita, le due ostetriche non possono descrivere il parto tipo: “ Non ce n’è uno uguale all’altro. Di solito dura 8 ore ma abbiamo visto travagli di dodici ore. Le donne, poi, confondono i primi dolori con il travaglio: ma sono solo i prodromi. Le contrazioni efficaci sono quelle che modificano il collo dell’utero. La differenza è sostanziale e anche le donne, alla fine, se ne rendono conto”.

Una volta che il bambino è venuto al mondo, entra in campo Monica, coordinatrice dell’ostetricia fisiologica. Lei e le colleghe si occupano della donna post partum: “ Noi le vediamo circa due , tre giorni e, in quella breve esperienza, dobbiamo essere in grado di cogliere il bisogno della donna. Ognuna è diversa: c’è chi è pronta per tornare a casa e chi è spaventata. Chi ha bisogno di essere istruita su tutto e chi cova la depressione. E’ una grande responsabilità: nonostante ci sia oggi un Monica, ostetrica del post partumambulatorio di allattamento a cui si possono rivolgere sempre, noi rimaniamo in contatto con le puerpere. E’ il momento dopo il parto quello  più delicato per le donne: hanno bisogno di qualcuno che le ascolti, che dia loro attenzione, che le assecondi per superare il senso di insicurezza”. Oggi al Del Ponte è caldamente consigliato il “rooming in”, il bimbo è collocato nella sua culletta agganciata al letto della madre: non ci sono ostacoli e il contatto è continuo: “Noi assistiamo donne di tutte le culture. E se il momento del parto è abbastanza facile perché è la natura a dettare regole e tempi, nel post partum possiamo incontrare incomprensioni culturali. Oggi siamo avvantaggiate dalla presenza di un mediatore con cui si superano le barriere. A volte, però, le chiusure sono totali e l’assistenza diventa complicata”.
 Pazienza e tanta solidarietà femminile è il segreto di un lavoro che ogni giorno permette il miracolo della vita.
 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 28 Novembre 2011
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