Dorotea Mele: da maestra di canto ad “angelo dello spot”

Parla la protagonista del brano "Lovely on my hand", spot di una nota casa di intimo che ha spopolato su You Tube

Dorotea Mele «Lavoro da una vita, e da una vita non mi considera nessuno. Poi arriva una pubblicità e tutti mi chiamano, come fossi comparsa dal nulla. Per carità, è ovvio che ne sono felice. Però mi sembra così strano: io faccio sempre le stesse cose…» Ha una voce disincantata e divertita, Dorotea Mele: la performer malnatese vive con leggerezza l’improvviso successo che le ha causato il brano (“Lovely on my hand“) cantato per lo spot dei 25 anni di Calzedonia. «Sono abbastanza adulta per capire come girano le cose, e non mi aspetto niente» sottolinea. La notorietà che le ha procurato quel brano «E’ tutto in più: un regalo, che francamente non mi aspettavo nemmeno più. L’altro giorno in un centro commerciale mi hanno addirittura riconosciuto e fermato: ero contentissima ma mi sembrava una cosa da pazzi».

Dorotea è nota in provincia per due motivi legati alla musica. Innanzitutto: «Insegno canto in diverse nelle scuole di musica della zona da diversi anni» e poi «Canto da molti anni nei locali: con diverse formazioni, per poter cantare in più serate. Ora canto in una formazione che si chiama “Portrait of Porter“: un trio tributo a Cole Porter, a cui lavorano, oltre me anche Luca Pedroni e Alessio Penzo. E’ un progetto a cui tengo: voce, organo hammond e batteria. Ma ho iniziato come cantante lirica, e ho proseguito in maniera ecclettica spaziando tra funky, jazz, blues. Insomma non mi definirei proprio una cantante pop, e nemmeno questo brano pop che mi ha fatto conoscere al grande pubblico lo è davvero: credo anzi di essere stata scelta proprio perchè non avevo una voce del genere».

Come è nato quel “colpo di fortuna” che ha inaspettatamente dato la svolta a una carriera che sembrava già segnata, tra le tranquille sale di musica della provincia? «E’ stato abbastanza semplice e casuale: un giorno Stefano Anelli, con cui sto studiando in questo momento una tecnica vocale, mi dice: “C’è Campanelli che sta cercando voci da provinare per uno spot: ne aveva una, ma non era convinto perché cercava un altro tipo di voce. Che ne dici se ci provi?” Io rispondo: “perchè no?” Ci sono andata. Nel viaggio di andata mi dicevo “Chissà cosa mi faranno cantare: magari qualcosa di imbarazzante, o di ridicolo…”. E invece mi sono trovata davanti un pezzo bellissimo e coinvolgente, una persona bellissima con cui era un onore collaborare, l’ipotesi di lavorare con una orchestra. Dopo una decina di giorni mi hanno detto che avevano scelto la mia voce. E lì per lì mi sono detta “sono stata fortunata: ho fatto una cosa di qualità che mi sarà pagata bene”. Ero già contenta ma pensavo fosse finita lì. E invece è capitato quel che è capitato: dopo il successo in televisione e you tube, adesso ci sono etichette interessate a me e pensano di distribuire il brano all’estero».

Internet in particolare è stata un volano straordinario per la diffusione del brano: che ora conta, tra canale ufficiale e diffusioni “clone”, oltre 500mila visualizzazioni.  «Io mi ritengo fortunata – ha ribadito Dorotea – Nonostante non ci sia dietro di me una casa discografica che mi abbia promosso, malgrado non sia mai stata in un talent, il brano ha camminato lo stesso con le sue gambe. Ovviamente, grazie a Calzedonia: però conta anche il fatto che il brano funziona. A realizzarlo è Fabrizio Campanelli, che è uno bravissimo e di grande esperienza – aveva già anche fatto un pezzo per Giorgia, come colonna sonaora – Ma nemmeno lui pensava che sarebbe andata così».

Dorotea Mele è malnatese da sempre: li vive, ha una sorella più grande di 7 anni e due genitori di origine pugliese. Cosa ha tolto e cosa invece dà il vivere in provincia? «Mi ha tolto magari qualche occasione per entrare in certi circuiti. Però è vero anche che non ci vivrei mai a Milano. Mi piace vivere alle porte della città e stare come sto, mi sembra la dimensione giusta: anche perchè, per come sono io, nemmeno se avessi abitato a Milano avrei lavorato per creare delle relazioni a tutti i costi. Non sono una che si preoccupa di andare nei posti giusti per incontrare le persone più utili. Preferisco stare per i cavoli miei».

Fatto sta però che ora, anche senza essere “emigrata in città” un “faretto” si è acceso sulla sua voce: un faro che potrebbe spegnersi, come in maniera disincantata dice lei, ma che invece molto più probabilmente potrebbe lanciarla oltre: «E il pensiero corre, francamente, ai tanti che erano come me fino a qualche giorno fa: straordinari professionisti che il caso o la mancanza di presenza al talent non fa diventare famosi». Cosa non farebbe mai solo per ottenere il successo? «Non farei mai compromessi con me stessa: come per esempio cantare qualcosa in cui non credo. Io canto per vivere, canto perchè ho bisogno e per star bene e quello che faccio è perchè mi piace farlo. Piuttosto che fare qualcosa che non fa parte di me, semplicemente non farei niente: meglio darsi ad un altro lavoro e tenere il canto come hobby. Mi sembrerebbe di tradire quello per cui ho creduto»

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 13 Dicembre 2011
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