Uva riesumato: “La vera inchiesta comincia ora”

Lucia Uva spera nei risultati delle analisi, Commozione al cimitero, poi i resti sono stati portati all'ospedale di Busto Arsizio dove questa sera iniziano le operazioni peritali. Bisogna capire se aveva lesioni

Il cadavere di Giuseppe Uva è stato riesumato questa mattina, 16 dicembre, alle 9 e 30, dal cimitero di Caravate, dove l’uomo era stato sepolto nel giugno del 2008. Sono passati tre anni e mezzo e forse le operazioni eseguite questa mattina dai periti del tribunale, e da quelli della procura, potrebbero dare maggiori certezze a una vicenda che l’opinione pubblica oramai conosce bene. Il loculo dove è stato sepolto Beppe si trova a tre metri di altezza dal terreno. I tecnici dell’impresa di pompe funebri hanno utilizzato un elevatore meccanico e quando la bara è stata trasportata nel carro funebre, tra i parenti c’è stato un forte momento di commozione. La lapide ufficiale con la  foto e la scritta di ottone è stata rimossa e dentro è apparsa una pietra nella quale era stato nascosto un volantino del 2008, che annunciava la prima manifestazione che si svolse in via Dandolo qualche giorno dopo la morte. «Abbiamo fiducia nella giustizia» c’era scritto.
«Oggi comincia davvero questa inchiesta – ha detto Lucia Uva, sorella dell’operaio morto – adesso vediamo che cosa uscirà dalle analisi. Io sono pronta a chiedere scusa a tutti, se ho sbagliato ad accusare ingiustamente i carabinieri. Ma se i periti ci daranno ragione saranno in tanti a dovermi dare delle spiegazioni. Sono tre anni e mezzo che aspetto giustizia, e mi chiedo ancora – ha continuato – perché abbiamo dovuto soffrire così tanto per arrivare a questo punto. Oggi mi sento ancora male come il giorno in cui è morto. E’ toccato a noi donne della famiglia affrontare questa storia, ma anche a persone come Patrizia Moretti mamma di Federico Aldrovandi e Ilaria Cucchi sorella di Stefano, esporre in pazza le foto dei nostri cari massacrati, per poter avere attenzione e sollevare finalmente il caso. Loro pensavano che Giuseppe era un barbone – ha aggiunto riferendosi alle forze dell’ordine – e che nessuno si sarebbe lamentato per quella morte, e invece hanno incontrato me. Lo sanno tutti ormai che lotterò fino alla fine per avere chiarezza su Giuseppe. Lui ormai è di tutti, la nostra battaglia è di tutti, e non solo mia».
Lucia Uva, com’è noto, è stata querelata dai carabinieri e poliziotti che quella notte, in caserma, gestirono il fermo del fratello (che morì la mattina seguente all’ospedale di Varese), perché ha fatto affermazioni fortissime contro le forze dell’ordine. Ha oramai rotto da tempo con la linea della diplomazia istituzionale e insieme al suo legale Fabio Anselmo è radicalmente contro l’operato del pm Agostino Abate di cui i legali chiedono persino la rimozione dal processo.
Secondo i familiari è un errore il fatto che un secondo fascicolo con la memoria di Alberto Bigioggero sulle urla che udì in caserma quella notte sia ancora fermo in procura. «Sappiamo che aveva del sangue nelle scarpe, questa è una delle ultime cose emerse» ha ricordato ancora. Ma è all’ospedale di Busto Arsizio che si saprà la verità, quando saranno effettuate tutte le analisi sui resti.
La riesumazione disposta dal giudice Orazio Muscato è il momento decisivo forse dell’intera vicenda. Ieri sera alla Cooperativa Filmstudio 90 i familiari e una serie di asociazioni hanno organizzato la proiezione del film sul caso di Federico Adlrovandi a Ferrara, con il giornalista autore de film Filippo Vendemmiati. Se i due casi abbiano o meno la stessa triste causa, lo diranno i periti e il processo, ma di certo una cosa in comune ce l’hanno già: sono diventati importanti perché la gente ha voluto che fosse così.
 

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La riesumazione di Giuseppe Uva 4 di 9
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Pubblicato il 16 Dicembre 2011
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