“Dipingere come mi capita qui è una cosa meravigliosa”
Il viale che conduce ai musei civici di Villa Mirabello è stato intitolato a Renato Guttuso. La cerimonia inserita nel programma di manifestazioni nazionali per il centenario della nascita del pittore
Sta tutto in questa frase scritta da Renato Guttuso nel novembre del 1983 il senso del legame tra la città di Varese e il maestro. Che qui arrivò negli anni ‘50 con la moglie Mimise, la cui famiglia possedeva Villa Dotti a Velate: e proprio del piccolo borgo ai piedi del Sacro Monte Renato Guttuso si innamorò. La villa divenne casa, luogo di lavoro, ambiente amato e prediletto per dipingere, così silenziosa e immersa nel verde, verde varesino che il siciliano Guttuso amava, nonostante fosse solito dire che qui "piove sempre". Molti quadri di ambientazione siciliana, come “La Vucciria”, furono infatti realizzati a Velate: fu il macellaio del paese che gli mise a disposizione il mezzo bue dipinto nella tela e dai pescivendoli della zona arrivarono i pesci immortalati nell’opera.
Ma neanche Varese si è dimenticata del cittadino onorario Guttuso, e oggi, nell’anno del centenario della nascita (Palermo, 2 gennaio 1912 – Roma, 18 gennaio 1987), gli ha dedicato un viale, quello che da piazza Motta porta ai musei civici di Villa Mirabello. «Questo è un vialetto molto significativo – ha dichiarato il sindaco di Varese Attilio Fontana – perché è nel cuore della città e perché porta ai musei civici. «E non solo – ha concluso in sindaco – perché Guttuso ha portato nel mondo, attraverso i suoi dipinti, Varese e i suoi paesaggi». Anche il prefetto Giorgio Zanzi ha richiamato il fatto che Guttuso fece conoscere il nome di Varese nel mondo, quando la città era ancora poco conosciuta. «Varese ha ancora un legame forte con Guttuso – ha ricordato infine Simone Longhini, assessore alla Cultura del Comune di Varese – Nel 1984 ai Musei Civici di Villa Mirabello si tenne un’importantissima mostra a lui dedicata curata da Giovanni Testori. A Testori abbiamo intitolato la sala conferenze all’interno del museo, a Guttuso il viale che qui porta: non poteva esserci luogo migliore. E nel corso dell’anno seguiranno altre inziative per celebrare il maestro». La manifestazione varesina è stata inserita nel programma di manifestazioni nazionali per il centenario della nascita del pittore per espressa volontà del figlio di Guttuso, Fabio Carapezza, che, non potendo prendere parte alla celebrazione, ha inviato un messaggio da saluto all’Amministrazione.
Dopo l’inaugurazione della targa, la studiosa del Comune di Varese Serena Contini e il giornalista Gianni Spartà hanno ricordato, tra aneddoti storico-artistici e ricordi personali, la figura di Guttuso. Una vita, la sua, tra pennello e sigaretta, fatta di grandi incontri, da Leonardo Sciascia a Pier Paolo Pasolini, da Alberto Moravia a Pablo Neruda, che di lui ha parlato nell’unica poesia dedicata ad un italiano e che nel 1950 fu suo testimone di nozze. E poi ancora Quasimodo e Picasso, che fu suo profeta artistico.
Ma Guttuso si trovava bene anche con i varesini, così silenziosi e discreti. E molti varesini infatti sono intervenuti all’inaugurazione, grati per il regalo che il maestro fece alla città: quella “Fuga in Egitto”, che, come ha ricordato il sindaco, «al di là delle polemiche che ci furono ai tempi, è un’opera d’arte dal valore indiscutibile».
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