L’orchestra apocrifa annuncia la Buona Novella di De André
Il concerto si terrà giovedì 9 febbraio, alle ore 21, al Cinema Teatro Nuovo. L'ensemble di Giorgio Cordini collaborò per moltissimi anni con il cantautore genovese
Gesù Cristo, uomo. “La Buona novella” nasce nel 1970 dall’idea di Roberto Dané: è il quarto album di Fabrizio De André. A giudizio del cantautore “uno dei miei lavori più riusciti, se non il migliore”.
Un anno di lettura e studio per trasformare i Vangeli apocrifi in liriche piallate dal suono, vive di sangue e parole. E proprio a “La Buona Novella” è dedicato il concerto di giovedì 9, alle ore 21, al Cinema Teatro Nuovo (biglietto da euro 10 a euro 16) organizzato con la collaborazione di Lorenzo Della Valle e Geo Music. Di scena la Piccola Orchestra Apocrifa di Giorgio Cordini (chitarra e
bouzouki), che all’eloquenza dei proclami preferisce quella dei suoni. Forte di una collaborazione
con De André durata dal 1990 al 1998, Cordini mette d’accordo un quartetto d’archi con un esercito di strumenti a corde, tamburi e tamburelli, voci. Ed è per questo, forse, che con Elena Laffranchi alla viola, Stefano Zeni al violino, Daniela Savoldi al violoncello, Enzo Santoro al flauto, Gaspare Bonafede alle percussioni, Alessandro Adami alla voce, Denise Pisoni e Maria Cordini ai cori ha deciso di ricorrere ad un album denso di significati validi ancora oggi.
Elaborato nel 1969, in un’Italia infiammata da quel Movimento Studentesco che si scagliava contro il potere, i soprusi, gli abusi, “La Buona Novella” canta il Gesù-rivoluzionario “di 1968 anni prima”. Il Gesù che, come i giovani degli anni Sessanta, scuoteva le coscienze, si metteva di traverso, si faceva scomodo. Lottava contro le ingiustizie e le contraddizioni di un sistema sbilanciato e scorretto. Gesù vive in una società che fatica a trovare i suoi equilibri, proprio come la nostra. Dunque, un racconto fatto di umanità (L’infanzia di Maria), pietà (Tre madri), violenza (Il testamento di Tito), incoerenza. Potere degli ingiusti. Ma anche la bellezza incontaminata di Giuseppe e Maria, ritratti nel loro essere deboli e dubbiosi come lo sono tutti gli esseri viventi. E’ questa la forza de “La Buona Novella”: fatta di quella spiritualità quotidiana che si incarna nella ricerca della fratellanza universale. Ed è questo che Cordini vuole lasciare con l’omaggio a De André: non una riscoperta (anche se nel secondo tempo del concerto si passerà a “Il Pescatore”, “Volta la carta”; “La guerra di Piero”) ma una conferma.
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