Legambiente lancia l’allarme: “Busto, una città senza politica ambientale”

Da 14 giorni le centraline Arpa segnalano il superamento costante della soglia dei 50 microgrammi di pm10 ma l'amministrazione bustocca non prende nessun provvedimento. Stesso dicasi per le coperture in eternit

Il responsabile cittadino di Legambiente Andrea Barcucci lancia l’allarme: «Da 14 giorni consecutivi le polveri sottili, il micidiale cocktail d’inquinanti gassosi e solidi composto da metalli, idrocarburi, terra, vernici e gomma, presenti nell’aria del nostro comune, ciò che respiriamo giornalmente sia dentro che fuori le decine di migliaia di autovetture che provocano e sollevano la tempesta velenosa, la causa di malattie gravi e comuni, dalla bronchite cronica alle malattie cardiache, sino all’invincibile lista di tumori, hanno superato la media giornaliera per la quale scatta il limite di attenzione». non usa giri di parole l’associazione ambientalista per descrivere la grava situazione in cui versano Busto Arsizio e le città vicine dal punto di vista della qualità dell’aria.

Dal 4 al 18 febbraio la media giornaliera è stata di ben 80 microgrammi per metro cubo è l’impietosa analisi che deriva dai dati forniti dalle centraline Arpa in città. «Ottanta microgrami di media per due settimane consecutive: una tormenta di inquinanti dovuta anche alle basse temperature ma sempre e soprattutto alle condizioni atmosferiche e alla infinita circolazione di automezzi privati a quattro ruote – denuncia Barcucci che poi interpella l’amministrazione comunale – dato che le condizioni atmosferiche non rientrano tra le modifiche possibili da Palazzo Gilardoni, sede del nostro municipio, la domanda è: cosa ha fatto la Giunta comunale capitanata dal sindaco Farioli?». 

Purtroppo la risposta è desolante: nulla è stato predisposto per abbassarne la quantità presente nell’aria. Il Comune di Busto Arsizio non promuove iniziative in tal senso da molto tempo ormai. Eppure la Regione Lombardia, nel 2011, ha promosso un protocollo tra i sindaci delle aree interessate, il quale ha avuto zone dove è stato applicato. Ad esempio nella provincia di Milano e nei comuni della zona varesina, quella intorno al capoluogo provinciale. E cosa prevede tale protocollo ? Prevede la vecchia norma abrogata dalla Regione, quella per cui al superamento continuato per nove giorni della soglia di attenzione, fissata a 50mg di media giornaliera, scatta automaticamente il blocco della circolazione. La Regione ha rilanciato, dopo la fine dell’automatismo, la palla ai sindaci; «ma cosa ha fatto il sindaco Farioli, che spesso e volentieri si erge a grande condottiero dei comuni del Bustese, del Gallaratese, della Valle Olona, e persino del Legnanese ? A mio avviso nulla – continua Barcucci – salvo quelle banali e effimere misure di acquisto di pochi veicoli elettrici, l’erogazione di contributi per l’acquisto di auto a gas, e poi ? Che ci faccia sapere quali provvedimenti ha almeno pensato per risolvere l’avvelenamento a cui sono obbligati i suoi cittadini».

Non solo polveri sottili turbano l’esistenza dei bustesi; Legambiente ricorda anche l’ancora forte presenza dell’amianto, un letale componente delle nostre abitazioni e degli edifici. In Italia si stimato centoventi chilometri quadrati di coperture in eternit; un calcolo generico fa pensare che a Busto Arsizio ci possano essere più di centomila metri quadrati di tali coperture. «Non sono io che lancio l’allarme sulla pericolosità dell’amianto presente sui tetti bustocchi; per questo è bastata la sentenza esemplare che lunedì ha condannato la multinazionale per i decessi di 1800 cittadini di Casale Monferrato – ricorda Barcucci – E’ un problema enorme ma anche su questo, cosa fa l’amministrazione Farioli ? Non ci risultano impegni specifici messi in atto a Busto Arsizio, tanto che è stato il locale circolo Legambiente a sollecitare in passato gli uffici comunali per lo smantellamento di un fabbricato industriale fatiscente, quello da cui l’eternit si sfarina e conferma la pericolosità dell’amianto, diventando una vera bomba sanitaria».

Oggi l’associazione del Cigno Verde ripropone il problema esistente in città, tra le case e le vie cittadine. Barcucci fa l’esempio della struttura industriale di via del Roccolo, angolo via Sorrento, (foto a destra) dove da vent’anni un capannone industriale abbandonato fa bella mostra di sè. Sul suo tetto stanno decine di metri quadrati d’eternit in pessimo stato, ma nessuno si è mai mosso per segnalarlo: «Eppure il tetto è all’altezza del cavalcavia costruito sopra la linea ferroviaria, sul quale passano migliaia di auto quotidianamente, comprese quelle della Polizia Urbana, che al suo interno ha un nucleo di vigili addetti alla tutela ambientale».

Infine Legambiente sollecita l’amministrazione comunale a definire «uno schema di lavoro che comprenda la risoluzione strutturale dei problemi esistenti nella qualità della nostra aria. Si tratta di definire il ruolo del trasporto pubblico, delle stazioni ferroviarie, della circolazione automobilistica, delle piste riservate alle biciclette, dei controlli sulle emissioni inquinanti, della qualità dei fabbricati: un grande lavoro da cominciare una buona volta, per limitare le conseguenze negative sulla salute e sull’efficienza della nostra piccola grande città».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Febbraio 2012
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