I lavoratori della Ghioldi dal sindaco: “Ci aiuti a parlare con la proprietà”

Dopo la Bluref, che ha chiuso settimana scorsa lasciando 24 dipendenti a casa, ora tocca all'azienda metalmeccanica marnatese con i suoi 17 dipendenti. Il sindaco Cerana: "Cercherò di portarli ad un tavolo"

Diciassette lavoratori che, dopo aver perso il futuro, ora si ritrovano senza un presente. E’ questa la situaizone che si trovano a vivere i dipendenti della Ghioldi di Marnate, azienda metalmeccanica fondata nel 1948 che realizza macchinari per l’estrusione delle materie plastiche. Questa mattina, lunedì, i lavoratori si sono presentati davanti al sindaco di Marnate Celestino Cerana per chiedere un impegno da parte dello stesso primo cittadino affinchè cerchi un contatto con la proprietà dell’azienda per evitare che i lavoratori restino senza tutele. Il delegato Fiom Rino Pezone è preoccupato per la decisione da parte dei figli dell’amministratore delegato Angelo Ghioldi, veri gestori dei conti della società, di chiudere qualsiasi contatto con dipendenti, sindacato e Unione degli industriali: «Avevamo chiesto ad Univa di chiedere un incontro con l’azienda per raggiungere un accordo sulla cassa integrazione straordinaria ma nemmeno con loro hanno voluto parlare». 

Una situazione preoccupante che il sindaco Celestino Cerana ha ascoltato con grande attenzone:

 «L’unico impegno che posso prendere è quello di provare a contattare il papà Angelo per poter avviare
un canale di discussione con lui – spiega ai lavoratori – altro non posso fare visto che anche noi come Comune abbiamo un brutto rapporto con uno dei due figli». I lavoratori hanno anche fatto presente il fatto che la loro cassa integrazione ordinaria è prevista fino a maggio e che già dal mese scorso stanno facendo fatica a riceverla dall’azienda che aveva promesso di anticiparla all’Inps: «Così aveva detto la figlia dell’amministratore – spiega Pezone – ma in realtà tutti hanno potuto verificare sul proprio conto corrente che ad oggi non è arrivato un euro». Inoltre c’è un lavoratore dimissionario che vorrebbe ritirare le sue cose in azienda ma nessuno apre le porte e i proprietari gli hanno comunicato via sms che i suoi effetti personali verranno recapitati a casa.

Il vero e fondato timore dei lavoratori è che sia in atto lo svuotamento dell’azienda dei suoi macchinari, tutti beni che sono tra l’altro ipotecati da due grossi gruppi bancari che hanno un credito complessivo, secondo la Fiom, di circa 4,5 milioni di euro: «I Ghioldi hanno presentato il bilancio 2010 e 2011 in forte perdita e quello per il 2009 non l’hanno nemmeno presentato. Questo fa capire la situazione di estrema difficoltà economica». I dipendenti hanno ormai perso le speranze di ritrovare il loro posto di lavoro ma si appellano anche al sindaco perchè le loro tutele vengano assicurate: «L’obiettivo è parlare con l’azienda per avere gli ammortizzatori sociali prima che spariscano tutti». Una paura sempre più fondata, soprattutto da quando davanti alla villa della famiglia Ghioldi, a Castellanza, c’è il cartello "vendesi". Nel giro di pochi giorni è la seconda azienda del Basso Varesotto che chiude i battenti dopo la Bluref di Castellanza

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Pubblicato il 19 Marzo 2012
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