Schianno, i residenti vogliono far la spesa in paese
Grande partecipazione di residenti alla riunione della cooperativa “La Speranza”. Obiettivo: coinvolgere i cittadini per la riapertura dell’alimentari
«Non vogliamo finire come in altri paesi della provincia, dove è chiuso tutto, e per fare la spesa bisogna prendere l’autobus». Nel circolo di Schianno, frazione di Gazzada, non volava una mosca quando ieri sera alle 20.45 è cominciata la riunione della cooperativa “La Speranza” prima che queste parole venissero pronunciate dal presidente Pierangelo De Carli (nella foto, in piedi).
Il motivo dell’incontro sta a pochi metri, nella piazza, con le serrande abbassate: il negozio di alimentari è chiuso da diversi mesi e l’intenzione è di farlo riaprire a breve, così da permettere ai 2.000 residenti di avere sotto casa un punto che oltre a fornire alimenti, possa essere in grado anche di gestire servizi a domicilio ai cittadini. Ad oggi nella frazione, sono presenti già due negozi molto piccoli e a conduzione famigliare, che potrebbero in un futuro non essere sufficienti ad assicurare i servizi ai cittadini.
Prima 20, poi 30, fino a 50 residenti hanno partecipato alla riunione. De Carli è soddisfatto: «Mai visto un interesse del genere, vuol dire che siamo sulla buona strada», dice.
In effetti già la scorsa settimana vi fu un incontro, ma fra le associazioni del paese, per capire quale strada percorrere per arrivare a riaprire il negozio.
Il problema è questo: per circa un anno e mezzo lo spaccio, di proprietà della Cooperativa, ma dato in gestione ad una famiglia rimase aperto; poco dopo si creò una situazione debitoria che portò alla chiusura. La precedente gestione rimase esposta per una somma ingente nei riguardi di un consorzio di cooperative brianzolo, che si è detto disponibile a valutare l’ipotesi di subentrare nella riapertura. (nella foto, lo striscione che spiega il problema ai cittadini di Schianno)
«Ma c’è un problema: il locale per essere nuovamente in funzione deve essere sottoposto ad un adeguamento all’impianto elettrico, ai bagni, ai locali per il confezionamento dei prodotti freschi, ai serramenti – spiega De Carli. Potrebbero volerci fra i 30 e i 50 mila euro. Per questo abbiamo cercato dapprima di capire se vi è l’interesse dei residenti ad avere uno spaccio aperto. La risposta l’abbiamo avuta con la folta partecipazione alla serata di ieri».
Cosa accadrà ora? «In primo luogo continueremo l’attività di sensibilizzazione nei confronti del Comune, che finora è stato a guardare: se avessimo un supporto, un appoggio, anche non economico, sarebbe perfetto – conclude De Carli. Poi stiamo pensando a come arrivare alla cifra che serve per ristrutturare il locale. Nella serata di ieri si è anche parlato di un contributo da parte delle famiglie interessate: potremmo arrivarci con una raccolta fondi o una serie di cene».
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