“Non esiste nessun sistema a Gallarate”

L'ex sindaco Nicola Mucci e il PdL commentano le sentenze dei processi ex-Majno e Lolita ed esprimono i loro dubbi sulla ricostruzione: "Nessun amministratore comunale è mai stato indagato o rinviato a giudizio"

«Dalla sentenza Lolita emerge che non esiste nessun sistema a Gallarate». Nicola Mucci – l’ex sindaco del PdL che ha guidato la città dal 2001 al 2010 ha aspettato a lungo per commentare le sentenze dei processi che si sono conclusi con la condanna di Nino Caianiello, dell’ex dirigente all’urbanistica Gigi Bossi, di diversi altri professionisti dell’edilizia.

Con a fianco il suo ex assessore all’urbanistica Massimo Bossi, Mucci spiega di non aver voluto commentare prima le sentenze per due ragioni, la necessità di «capire in modo preciso e dettagliato», ma anche per un «coinvolgimento di natura squisitamente emotiva» di fronte a sentenze di condanna in primo grado per persone «con cui stiamo condividendo l’attività politica o percorsi di tipo professionale». Però Mucci e il PdL hanno sentito la necessità di commentare le sentenze in modo forte, con una conferenza stampa unitaria, per rispondere alle prese di posizione di chi ha dato una lettura anche politica dei fatti, non circoscritta solo agli episodi di reato accertati in primo grado. E si fa riferimento soprattutto alle parole di Sinistra Ecologia e Libertà e a quelle di Pierluigi Galli (Pd) che ha parlato di «porcate» rispetto ad alcuni progetti edilizi.

Così Mucci, nel rispetto dei gudici (premette subito), commenta le sentenze. Primo processo: quello sull’area ex-Majno che ha visto condannati il plenipotenziario del PdL gallaratese Nino Caianiello e l’architetto Piermichele Miano. Mucci considera inaffidabili le parole di Leonida Paggiaro (nella foto con il pm del processo), l’imprenditore che con le sue dichiarazioni ha dato corpo all’accusa: l’ex sindaco esprime «profonda perplessità verso la ricostruzione dei fatti» e sulla testimonianza di Paggiaro («non voglio nominarlo, lo chiamerò P puntato»), che «prima decide di pagare, di mandare avanti i suoi affari di enorme valore, e poi quando si vede privato di tutto da note vicende famigliari decide di parlare». Ma si contesta anche – sul fronte opposto – l’effettiva influenza di Caianiello sulle vicende urbanistiche e sulla politica sull’edilizia del Comune: «Nino Caianiello non sa neanche cosa siano gli oneri di urbanizzazione». Mucci nega anche, in contrasto con quanto detto nella sentenza, di aver fatto da tramite tra Caianiello e Paggiaro («mai preso neppure un caffè con P puntato»).

L’altro fronte è quello del processo Lolita, chiusosi con tre condanne, ma per il reato di corruzione e non di concussione, la fattispecie che la Procura aveva cercato fino all’ultimo di dimostrare. Punto debole della sentenza, dice Mucci: «Per un anno ci è stato raccontato che a Gallarate vigeva un sistema a cui tutti dovevano allinearsi: ma quel che emerge è che a Gallarate il sistema non esisteva. Nessun politico è stato indagato, né rinviato a giudizio, né processato. Alla fine le condanne sono state solo per due pratiche». Una vicenda di corruzione tra funzionari e professionisti, dunque, ma senza nessuna connessione con la sfera politica, pur se avvenuta tra le mura di Palazzo Broletto.

Secondo Mucci l’amministrazione si è comportata con fermezza, proprio sul caso Lolita. «Abbiamo sospeso Gigi Bossi, dopo la concessione dei domiciliari l’abbiamo messo in un ufficio diverso da quello precedente». L’ex sindaco non accetta neanche il giudizio – espresso dai giudici – secondo cui ci sia stato un difetto di vigilanza da parte del consiglio comunale. «Nessuno si sarebbe potuto accorgere di alcunché, perché gli atti erano sempre tecnicamente e amministrativamente perfetti e non si sapeva nulla dell’atto correttivo». Un modo per rispondere in particolare alle accuse di SEL.

«Se sapevano qualcosa, dovevano andare a denunciare alla Procura per tempo» rincara la dose il suo vice Massimo Bossi, all’epoca assessore all’urbanistica. «Invece non l’hanno mai fatto, continuano ogni giorno a sputare in faccia in ogni momento». E anche Bossi ribadisce che «il legame tra questione morale e cemento non esiste: non c’è nessuno amministratore del PdL indagato in tutta la provincia, a parte Caianiello che non è amministratore».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 31 Maggio 2012
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