Armi e cocaina in casa: in manette “il francese”

Era finito nei guai nel 1992 per un grosso giro di droga, anche internazionale, poi ancora nel 2003. Gli agenti del Commissariato di Polizia di Gallarate l'hanno ri-arrestato nei giorni scorsi: in casa aveva coca in "sassi" e hascisc

Nell’ambiente lo conoscevano tutti come "il francese", perché viaggiava spesso avanti e indietro tra Italia e Francia. Ma avevano preso a chiamarlo anche "Zio Pino": perché Giuseppe Rimoldi, con 62 anni alle spalle e qualche anno di galera, è ormai un veterano: la Polizia l’ha arrestato nuovamente il 4 luglio scorso, in casa gli hanno trovato tre chili di droga (tra cocaina e hascisc) e cinque pistole non dichiarate, una anche rubata. Il commissariato di Gallarate e la procura di Varese – titolari dell’indagine – ritengono che "il francese" agisse su mezza provincia e avesse diversi contatti.

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Cocaina e pistole in casa, arrestato 4 di 7

L’arresto
L’operazione è scattata nella tarda serata di mercoledì 4 luglio: gli agenti del commissariato di Gallarate, guidato da Gianluca Dalfino, hanno fermato Giuseppe Rimoldi in un bar di Tradate, dopo che aveva ceduto 2,5 grammi di cocaina ad un consumatore di droga, lì incontrato con la scusa di un aperitivo. Gli agenti sono poi entrati nella casa di Tradate dove Giuseppe Rimoldi, pensionato ed ex autista di pullman, pluripregiudicato, viveva solo. Custode di un piccolo arsenale e di un bel deposito di droga, ben occultato in casa. I poliziotti hanno perquisito la casa per quattro ore, prima di scovare il deposito nascosto, un vano realizzato sotto il lavandino di servizio nel garage: spostando le piastrelle ben posizionate, sono saltati fuori vari contenitori di plastica, che contenevano le armi e la droga. "Il francese" è finito così in manette per detenzione di droga a fini di spaccio e detenzione di armi illegali. La perquisizione e l’arresto sono l’ultimo atto dell’indagine partita nella primavera scorsa e che è stata coordinata dal pm Tiziano Masini e (dal momento che Masini è in via di trasferimento) dal suo sostituto Massimo Politi. L’operazione è partita da indagini fatte nella zona di Gallarate, si è estesa a Varese, si è conclusa a Tradate: l’idea è che il giro della droga rifornisse un territorio piuttosto ampio.

Giuseppe Rimoldi, detto "il francese"
Nato a Milano nel 1950, ha fatto l’autista di pullman a lungo raggio, soprattutto tra Italia e Francia, anche sulla tratta per Lourdes. Per questo – e probabilmente per i canali che aveva all’estero – nell’ambiente l’avevano soprannominato appunto "il francese". La sua "carriera" era iniziata con un arresto per furto a fine anni Sessanta, quand’era giovanissimo. Nel 1992 finì in carcere nell’ambito dopo una operazione ad ampio raggio, che aveva scoperto una organizzazione che trafficava droga tra Spagna, Francia, Africa, Olanda: "zio Pino" era ritenuta una delle menti dell’organizzazione, che usava come mezzi di trasporto anche i pullman granturismo e aveva iniziato anche a riciclare i soldi nelle attività legali. Uscì dal carcere nel 1995, finì di nuovo dentro nel 2003, per tre anni: uscì per l’indulto 2006. Nel frattempo  – avendo sempre lavorato anche regolarmente – ha ottenuto una pensione, ma oggi finisce di nuovo nei guai, a confermare quasi una scelta di vita: una carriera passata dalla mala locale degli anni Sessanta all’epoca delle mafie di origine meridionale, fino al mondo d’oggi, dove i boschi tra Tradate, Gallarate e Busto sono anche la "piazza" dei gruppi maghrebini. Nonostante il possesso di armi, fino ad oggi non risulta sia mai stato implicato in fatti di sangue. L’arresto di Rimoldi è stato convalidato dal giudice il 6 luglio, "zio Pino" ora è in carcere a Varese.

La droga
Nel deposito nascosto in casa del "francese", gli inquirenti hanno trovato una gran quantità di stupefacenti. Innanzitutto: la cocaina, per un totale di 1,7 chili, conservata in diversi stadi di "lavorazione": c’era quella già pronta in dosi (alcune già nascoste in un pacchetto di sigarette), quella macinata in polvere e soprattutto anche quella pura, in "sassi", arrivata dal mercato all’ingrosso, probabilmente importata. Oltre alla cocaina, c’era anche una discreta quantità di hascisc: 1250 grammi divisi tra un grosso panetto e un involucro più piccolo.

Le armi
"Il francese" aveva in casa anche un piccolo arsenale, cinque pistole, in cattivo stato di conservazione ma che – con un po’ di lavoro – potevano essere rimesse in grado di sparare. Le armi erano tutte irregolari (rubate o mai registrate), di provenienza, età e condizioni diverse: due semiautomatiche cal. 7.65, una semiautomatica cal. 6.35, una cal. 6 a canne sovrapposte ed un revolver Beretta calibro 22. Una delle armi era stata rubata a Genova nel 1996, un’altra aveva la matricola abrasa (nella foto a destra), un’altra ancora era stata ricavata da un riproduzione fedele, modificata da un abile armaiolo per sparare proiettili veri. Nel deposito c’erano anche 622 cartucce di vari calibri.
Curiosa anche la presenza della pistola a doppia canna, un’arma d’altri tempi, risalente probabilmente agli anni Cinquanta-Sessanta. Le armi erano state avvolte in un panno oleato, ma a causa dell’umidità presentavano varie ossidazioni: alcune di queste, in ogni caso, potevano tornare a sparare, dopo un po’ di manutenzione. La Polizia di Gallarate invierà il tutto alla scientifica di Milano, per capire se le armi siano state usate per qualche occasione in cui si era sparato. In casa del "francese" la Polizia ha trovato anche un taser (pistola elettrica) e due paia di manette di origine spagnola.

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Pubblicato il 09 Luglio 2012
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