“Illegittimo il decreto per la privatizzazione dei servizi pubblici”
Il commento dei Comitati per l'Acqua Bene Comune. «Con questa sentenza viene demolito un pilastro fondamentale sul quale si poggia la deriva liberista»
Riceviamo e pubblichiamo
Il 20 Luglio 2012, ad un anno esatto dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dei Decreti del Presidente della Repubblica che sancivano la vittoria referendaria sulla ri-pubblicizzazione dell’acqua, la Corte Costituzionale con la sentenza 199/2012 ha dichiarato illegittimo l’art. 4 del Decreto Ministeriale nr. 138 del 13 agosto 2011 (Governo Berlusconi) che imponeva agli Enti locali la privatizzazione dei servizi pubblici.
I Comitati per l’Acqua Bene Comune esultano perché con questa sentenza viene demolito un pilastro fondamentale sul quale si poggia la deriva liberista imposta al nostro Paese dal governo Monti.
I Comitati per l’Acqua Bene Comune della Provincia di Varese ribadiscono con gioia il loro forte NO :
– alla Legge Regionale nr.21/2010 del 22 dicembre 2010, tutt’ora in vigore nonostante dichiarata in parte incostituzionale dalla sentenza 320/2011 del 25 novembre 2011, perché secondo noi principalmente fondata sull’art. 23-bis del Decreto Ronchi abrogato lo scorso giugno;
– alla Delibera Provinciale dello scorso 21 dicembre 2011 dove si approvava l’affidamento “in house” del servizio idrico della Provincia di Varese, perché secondo noi considerata una forma di gestione non corrispondente all’esito referendario in quanto una società a totale capitale pubblico ma di diritto privato DEVE FARE PROFITTO;
– alla grande Multiutility del Nord perché secondo noi sarebbe una scelta scellerata e diametralmente opposta all’esito referendario in quanto la gestione sarebbe totalmente privata da società fortemente indebitate.
Con la sentenza della Corte Costituzionale del 20 luglio 2012 i Comitati per l’Acqua Bene Comune rafforzano la propria determinata convinzione che l’unica forma di gestione veramente pubblica del servizio idrico debba essere quella attraverso l’Azienda Speciale (Ente di diritto pubblico) perché totalmente rispecchiante l’esito referendario e garante di una maggiore trasparenza e soprattutto di una fondamentale partecipazione da parte dei cittadini come prevede lart. 43 della nostra Carta Costituzionale.
Perché si scrive Acqua, ma si legge Democrazia!
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