La direzione dell’Europa tra rigore e crescita

L’Unione Europea cerca di conciliare rigore e crescita con il Fiscal compact e il Mes, il meccanismo europeo di stabilità. Sarà decisivo il mese di luglio

Luglio è un mese fondamentale per l’Europa a causa di alcuni passi che gli Stati membri dovranno compiere in materia economica e fiscale. Tutto è cominciato nel 2010, quando la Germania, a un anno dallo scoppio della crisi, ha richiesto l‘inasprimento delle regole sul raggiungimento del pareggio di bilancio. Da allora parecchi Consigli europei hanno avuto come oggetto di discussione l’economia e la finanza e i modi per garantirne la stabilità. La direzione dell’Europa è tuttora quella del rigore, a cui, dopo il vertice europeo del 28 e il 29 giugno, anche grazie al ruolo determinante dell’Italia, della Spagna e della Francia, si è aggiunta la linea della crescita, seppur con alcuni distinguo.

La linea del rigore – Il fiscal compact, noto anche come Patto di bilancio, è un trattato europeo sulla stabilità, il coordinamento e la governance dell’unione economica e monetaria. E’ stato firmato da 25 Stati dell’Unione europea il 2 marzo 2012. Non hanno aderito il Regno Unito e la Repubblica Ceca. Il trattato entrerà in vigore dal 1° gennaio 2013 qualora almeno dodici membri della zona euro l’avranno ratificato. Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, aveva espresso la sua fiducia sulla ratifica da parte degli Stati. Il patto prevede un aumento della sorveglianza sulle politiche di bilancio della zona euro, attraverso alcune “regole d’oro”. Dopo la ratifica del trattato, ogni paese avrà tempo fino al 1° gennaio 2014 per introdurre la regola che impone il pareggio di bilancio all’interno della legislazione nazionale. Solamente i paesi che, entro il 1° marzo 2014 avranno introdotto tale regola, potranno richiedere e ottenere prestiti dal Mes, il Meccanismo europeo di stabilità.
Il Fiscal Compact è stato approvato, a oggi, da Germania, Grecia, Irlanda, Austria, Danimarca, Polonia, Lettonia, Estonia, Lituania, Portogallo, Romania, Slovenia, Svezia. In Italia è in corso l’iter di approvazione del Fiscal Compact e del Fondo salva Stati, ovvero il Meccanismo europeo di stabilità: il Senato li ha approvati settimana scorsa, ora cominciano i lavori alla Camera con l’esame in commissione Esteri.

Critiche – Il Fiscal compact è stato criticato da diversi economisti e premi Nobel, specialmente di scuola keynesiana. Le principali motivazioni che hanno spinto alle critiche sono che ulteriori restrizioni al bilancio peggiorerebbero la situazione economica, e avrebbe effetti perversi in caso di recessione. Anche nei periodi di espansione economica un tetto alla spesa potrebbe danneggiarne la crescita, perché un incremento degli investimenti sarebbe ritenuto incostituzionale. Paul Krugman ritiene che l’inserimento in costituzione del vincolo di pareggio di bilancio possa portare alla dissoluzione dello stato sociale.

La linea della crescita – Il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) è un meccanismo che sostituisce, da luglio 2012, il Fesf (Fondo europeo di stabilità finanziaria). La capacità del Mes è di 500 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti i fondi residui dal fondo temporaneo europeo. Tra il 28 e il 29 giugno 2012 il Consiglio Europeo ha deliberato di implementare l’utilizzo del Mes come copertura dai rischi di finanziamento degli Stati. Il fondo sarà inoltre un meccanismo che contrasterà l’aumento incontrollato dei rendimenti dei titoli pubblici e attribuisce agli Stati la funzione di intervenire acquistando, per conto della Bce (Banca centrale europea), titoli di debito pubblico sul mercato secondario, a condizione che il paese che lo richiede sottoscriva un documento di intesa. Secondo questo meccanismo, la Troika (termine che indica gli emissari della Bce, dell’Fmi, ovvero del Fondo monetario internazionale, e dell’Unione europea) non deve più intervenire nella gestione degli Stati, come è successo nel caso del recente salvataggio della Grecia.

Critiche – Secondo Lidia Undiemi, studiosa di economia dell’Università di Palermo intervistata dal mensile “E”, il Mes rischierebbe di generare dinamiche speculative che potrebbero far piombare le nazioni coinvolte in una “pericolosa dittatura finanziaria”, poiché prevede l’istituzione di una organizzazione finanziaria intergovernativa. La concessione di liquidità in favore del paese in difficoltà dipende ancora da impegni che lo Stato debitore si impegna a rispettare pur di ottenere il finanziamento.

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Pubblicato il 18 Luglio 2012
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