Lo sposo ha bevuto, arrestato il giorno del matrimonio

Un 38enne ha aggredito degli agenti di polizia nel parco di Villa Toeplitz mentre stava facendo le foto con la moglie. Processato per direttissima

Se non ci fosse un risvolto penale serio, e una vicenda umana complessa, lo si potrebbe definire il matrimonio più pazzo del mondo: ma chi ha aspettato al ristorante a Valmorea per ore che arrivassero gli sposi, probabilmente non avrà molto da ridere. E’ accaduto che giovedì sera, a villa Toplitz, due sposini novelli siano andati nel parco per fare delle fotografie, accompagnati dai fratelli della sposa. Il neo marito aveva alzato il gomito. Ha prima insultato due guardie ecologiche del comune che stavano facendo dei controlli, e poi ha insultato e aggredito anche i poliziotti che erano stati chiamati a sostegno danneggiando a pugni l’auto di servizio.

Nei suoi confronti è scattata la denuncia per minaccia e oltraggio a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato. La prima notte di nozze l’ha passata in cella, dopo esser transitato dalla questura per la foto segnaletica che, raccontano i testimoni, avrebbe fatto mano nella mano con la moglie, una donna di Arcisate. Lo sposo è un senegalese di 38 anni, residente a Valmorea, dice di essere panettiere a Olgiate Comasco, risulta tuttavia richiedente asilo politico in attesa di permesso definitivo, con un precedente per guida con patente contraffatta.
Il matrimonio è stato celebrato in comune a Valmorea, ma le fotografie dovevano essere scattate nel parco comunale di villa Toeplitz a Varese (nella foto), dove appunto è accaduto il parapiglia. L’uomo è comparso oggi davanti al giudice Anna Azzena, per la convalida e il processo per direttissima. I poliziotti affermano che erano dispiaciuti, ma il senegalese non era in sé, si rifiutava di fornire le generalità, o le forniva false, e vibrava pugni al cofano di un’auto, tanto che in aula aveva una mano fasciata. Secondo le accuse riassunte dal giudice, lo sposo avrebbe detto agli agenti una catena di male parole: «Toglietevi la divisa e vi faccio vedere io….sono forte…sono un animale…vi uccido con le mi mani…bastardi razzisti ve la prendete con me perché sono nero….ma io sono un pugile». Il panettiere senegalese è stato ascoltato in aula, ha mostrato pentimento e anche il giudice Anna Azzena ha offerto comprensione: «I fatto sono peculiari considerando che si era sposato quel giorno e che aveva alzato il gomito…» ha osservato il magistrato, che alla fine ha accettato il patteggiamento di 10 mesi con pena sospesa. Tuttavia, siccome è la seconda sospensione di pena per l’imputato, sarà condizionata al risarcimento dei danni morali agli agenti per 300 euro complessivi da devolversi, entro un mese, in beneficenza. E visto che ci sono di mezzo i sentimenti, il giudice ha spiegato all’uomo che dovrà trattare bene la moglie «a prescindere dai motivi che vi hanno portato al matrimonio».  

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Pubblicato il 06 Luglio 2012
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