Maxi frode fiscale, denunciati 11 imprenditori

L'operazione è stata condotta dalla Guardia di Finanza: individuati oltre 1.400 lavoratori irregolari, scoperta un'evasione per 23 milioni di euro. Sequestrata una villa superlusso di 11 vani e 2 piscine, terreni per un valore di 50 mila euro, una barca di 18 metri del valore di circa 1 milione di euro e altri immobili

La Guardia di Finanza di Gallarate, in collaborazione con la Procura di Busto Arsizio, ha denunciato 11 persone per una maxi-frode fiscale messa in atto da un’impresa edile specializzata nella posa di pavimentazioni con sede a Gallarate, la Pavimenti 2P srl. L’azienda opera nel settore del rivestimento di pavimenti e muri e, con soli 40 dipendenti ufficiali, gestiva centinaia di sub-appalti in cantieri sparsi per tutto il nord-Italia. La frode fiscale avveniva grazie all’opera di centinaia di lavoratori, come se fossero propri dipendenti, ma formalmente assunti da società compiacenti che sistematicamente omettevano di versare allo Stato sia le imposte sui redditi  che le ritenute previdenziali e contributive. Sono 1422 i lavoratori, quasi tutti extracomunitari, che hanno prestato la loro opera all’interno di questo sistema che ha permesso alla 2P di evadere imposte su un’imponibile di circa 23 milioni di euro attraverso tutta una serie di società fittizie dalle quali questi lavoratori erano assunti. Le 11 denunce, infatti, riguardano l’amministratore della 2P e le "teste di legno" titolari delle società satellite.

Il meccanismo è stato spiegato nel corso di una conferenza stampa indetta questa mattina negli uffici della Procura di largo Giardino da parte del sostituto procuratore che ha condotto le indagini Nadia Calcaterra e dal capitano delle Fiamme Gialle gallaratesi Paolo Pettine. Il magistrato bustocco ha spiegato bene quali sono le violazioni messe in atto: «Si tratta di una serie di reati fiscali e in materia di lavoro che sono stati commessi tra il 2005 e il 2011. L’operazione prende le mosse dall’accertamento compiuto dalla Guardia di Finanza di Olgiate Comasco che ha rilevato una serie di fatture sospette da parte di un’impresa di quel territorio. Le indagini hanno poi portato ad evidenziare che una parte di queste fatture emesse venivano poi annotate dalla società di Gallarate – ha spiegato Nadia Calcaterra – da qui partono una serie di controlli sulla società di Gallarate che hanno evidenziato una serie di fatture per operazioni insesistenti sotto un particolare profilo giuridico basato sul regime fiscale vigente nel 2005 e nel 2006».

Si tratta di contratti d’appalto fittizi che in realtà mascheravano somministrazioni irregolari di manodopera in quanto privi delle caratteristiche previste dalla legge Biagi, ovvero mancanti dell’autonomia necessaria e del rischio d’impresa. Grazie a questo sistema la società lucrava sull’Iva indebitamente riscossa per prestazioni inesistenti. Successivamente la società ha cambiato il modus operandi in quanto sono cambiate le norme fiscali di quel comparto e ha cominciato a fatturare operazioni completamente insesistenti tramite società cartiere (fittizie), continuando fino al 2010. L’indagine della Guardia di Finanza ha poi portato l’Agenzia delle Entrate ad emettere le sanzioni ma il titolare della società gallaratese ha cominciato a svuotare la 2P tramite la cessione di rami d’azienda ad una nuova società con sede in Piemonte in modo da sottrarre al fisco i beni da aggredire: «Un modus operandi sempre più frequente da parte dell’evasore moderno che non è solo il piccolo commerciante che non emette lo scontrino ma, sempre più spesso, la grande società che commette veri e propri crimini d’impresa» – sottolinea il sostituto procuratore. 
Due anni di indagine, una serie di documenti scremati, esaminati e valutati descrivono bene la mole di lavoro messo in campo da parte di Procura e Fiamme Gialle per capire quali violazioni potessero permettere ad un’azienda di soli 40 dipendenti di lavorare su centinaia di cantieri contemporaneamente: «Queste operazioni così ben strutturate sono spalleggiate e suggerite da esperti del settore e della materia fiscale».

Il colonnello Antonio Morelli, comandante provinciale della Guardia di Finanza, ha voluto sottolineare due punti: «Questo è un lavoro fatto in sinergia tra noi e la Procura. E’ una frode ampia, complessa e articolata ed è tra quelle che maggiormente vanno ad inquinare il mercato, mettendo in difficoltà gli stessi lavoratori che hanno prestato l’opera – ha spiegato il colonnello che ha aggiunto – questa modalità d’impresa mette in ginocchio le imprese concorrenti perchè abbatte in maniera significativa il costo della manodopera permettendo un ribasso inavvicinabile da altre ditte di pari qualità». Ad impressionare è anche il numero dei lavoratori irregolari impiegati in questi anni, oltre 1400.
Gli inquirenti sono riusciti ad aggredire e sequestrare alcuni beni dell’imprenditore che amministrava la 2P: in particolare una villa superlusso di 11 vani e 2 piscine situata nel basso Varesotto, terreni per un valore di 50 mila euro, una barca di 18 metri del valore di circa 1 milione di euro e altri immobili. Sotto sequestro anche il ramo d’azienda che la 2P stava cedendo ad un’altra società, per un valore di circa 1 milione di euro.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Luglio 2012
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