Noi medici di famiglia, destinati a scomparire
Il presidente provinciale del sindacato Snami spiega i problemi della medicina territoriale, considerata la Cenerentola della Sanità
«Siamo trattati come dinosauri destinati a scomparire» Il dottor Dario Sinapi, presidente provinciale del sindacato dei medici di medicina generale Snami, spiega le difficoltà che quotidianamente si incontrano per garantire un servizio spesso penalizzato: «È chiaro che non si voglia investire nella medicina territoriale. La legge regionale, con la libertà di scelta delle strutture pubbliche e private, di fatto ha privilegiato l’assistenza ospedaliera. Il nostro ruolo è rimasto marginale, anche se, per il cittadino, rappresentiamo sempre il riferimento».
L’attività di un medico di famiglia è regolamentata da un contratto nazionale che descrive tempi e modi di operatività: «Gli orari degli ambulatori non sono messi a casaccio ma rispondono a una logica di sistema. Eppure la gente si presenta anche fuori orario e chiede di essere ascoltatato. Io sono abituato ad arrivare in ambulatorio almeno mezz’ora prima dell’orario: trovo regolarmente pazienti in attesa che non mi fanno nemmeno raggiungere lo studio medico, chiedendomi ricette o consigli».
Circa l’atteggiamento "fiscale" di alcuni colleghi divisi su più ambulatori, il dottor Sinapi tenta una spiegazione: « Di solito prevale in tutti i noi il buon senso per evitare che pazienti rimangano senza assistenza o siano costretti a emigrare di ambulatorio in ambulatorio. Purtroppo, però, gli orari, come dicevo, sono vissuti dalle persone con grande attenzione. Il dottore in questione sicuramente avrà avuto già altri pazienti in attesa nell’altro ambulatorio e noi poteva tardare anche per evitare polemiche e critiche. Credetemi, la situazione non è semplice».
Ci sarà pure una soluzione: « Si dovrebbe investire di più sulla medicina territoriale. La rete di medici potrebbe essere una soluzione ma non risolve la debolezza del modello, anche perchè gli incentivi regionale per costruire poliambulatori arrivano con ritardi di anni e nessun contributo viene riconosciuto se si mette personale di segreteria. La coperta è corta e il sistema non è in grado di sostenere tutto. Occorrerebbe fare scelte diverse…».
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