“Riva, Legion d’onore o arresti domiciliari”?

Clemente Ballerio e Cesare Corti scrivono sulla vicenda umana e professionale del patron della Ilva. "La nostra storia professionale si intreccia da oltre quarant’anni con le attività del suo Gruppo, e per noi lui rimane una delle persone più importanti e più utili per il nostro Paese"

Clemente Ballerio e Cesare Corti scrivono sulla vicenda umana e professionale del patron della Ilva agli arresti nella sua casa di Malnate.

Abbiamo pensato a lungo prima di scrivere questa lettera.  Siamo rimasti scossi e sorpresi nell’apprendere le notizie che riguardano Emilio Riva e la sua azienda. 

La nostra storia professionale si intreccia da oltre quarant’anni con le attività del suo Gruppo, e per noi lui rimane una delle persone più importanti e più utili per il nostro Paese degli ultimi sessant’anni per la sua attività nel mondo dell’economia e del lavoro.
Siamo stati fianco a fianco alle sue imprese e, quando si lanciò nel salvataggio del complesso siderurgico di Taranto, noi lo seguimmo. Non abbiamo mai voluto apparire perché il nostro è uno di quei lavori che richiede la massima discrezione. A partire dal 1995 abbiamo ristrutturato tutto il sistema informativo gestionale della Ilva. Andiamo di persona a gestire il lavoro e abbiamo ottanta collaboratori che seguono la Riva; di questi 25-30 sono dedicati a Taranto.
Vivere tanti anni a così stretto contatto con un’azienda e i suoi vertici consentono di conoscere bene le persone e le attività. Emilio Riva è un uomo con una energia fuori dal comune. È sempre stato il primo ad arrivare al lavoro. Girava per i reparti e sapeva costruire relazioni con le persone con cui collaborava.
Un uomo così è naturale che abbia un carattere e una tenacia particolare. La battuta sempre pronta lo caratterizzava nelle chiacchierate tra noi. 
Dal punto di vista professionale, la voglia di innovare e di rischiare sono stati tratti specifici della sua esperienza. Basti pensare che nel 1964, per primo al mondo, installò e mise a punto la colata continua curva. Una vera rivoluzione nel mondo della siderurgia tanto da valergli una laurea honoris causa al Politecnico di Milano. I riconoscimenti non si fermano qui perché la Francia gli ha conferito la Legion d’onore e la Germania lo ha premiato per le azioni di risanamento effettuate in due importanti stabilimenti siderurgici della ex DDR.
Azione di risanamento che è avvenuta anche con la Ilva di Taranto. Non dimentichiamoci che in mano allo Stato questa azienda stava fallendo. Riva l’ha ristrutturata e ha investito in questi anni quasi cinque miliardi di euro di cui oltre uno per risanare anche alcuni gravi problemi ambientali.
In tutti questi giorni sono state spese tante parole per attaccare Emilio Riva e i suoi figli, ma poco si è raccontato della sua storia per cercare di farlo conoscere al di là di quello di cui viene accusato.
Le ragioni della nostra lettera non sono dettate da un bisogno di difesa della sua persona; saprà farlo lui stesso nei modi e nelle forme più opportune. Noi, anche per l’affetto che proviamo nei suoi confronti, ed è bene non dimenticare che le aziende sono fatte di persone e non di semplici funzioni,  vorremmo aprire una riflessione.
Non intendiamo entrare nelle motivazioni che hanno indotto la Magistratura ad intervenire, ma ci domandiamo se sia giusto prendere provvedimenti restrittivi della libertà personale per un uomo di 86 anni di tale levatura, impedirgli di incontrare la propria figlia se non per poche ore, non permettergli di telefonare o scambiare due parole con i propri cari e amici.
Questo tipo di giustizia ci lascia perplessi e ci fa molta tristezza.
Sarà difficile restituire la serenità di un tempo a Emilio Riva e alle tante persone che hanno sofferto o stanno soffrendo, ma almeno proviamo a rimettere il rispetto umano e la sensibilità ai primi posti del nostro agire.

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Pubblicato il 27 Agosto 2012
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