Darty diventa Trony, salvi i posti di lavori nei negozi
Passaggio di proprietà per la catena di elettrodomestici ed elettronica. La proprietà francese: “Nostro modello di business incompatibile con il mercato locale e con i comportamenti d'acquisto italiani”
Finisce l’esperienza Darty, la catena di elettrodomestici ed elettronica di consumo leader in Francia, che ha 29 punti vendita in Italia, di cui 2 in provincia di Varese, a Tradate e a Gallarate. La proprietà Darty ha così annunciato l’uscita dal mercato italiano e la chiusura della sede centrale di Paderno Dugnano. Entro febbraio 2013 i punti vendita Darty passeranno a DPS-Trony, che ne cambierà l’insegna.
Confermati tutti i dipendenti dei negozi, tranne i 105 lavoratori della sede centrale di Paderno Dugnano. «La decisione è stata maturata dall’azionista di maggioranza che, a fronte di un’approfondita analisi condotta da esperti finanziari, ha valutato il modello di business di Darty incompatibile con il mercato locale e con i comportamenti d’acquisto italiani e per questo inadatto ad avere successo nel nostro Paese – si legge in un comunicato diffuso dalla proprietà -. La scelta di dismettere l’insegna e vendere la catena a un Gruppo concorrente (DPS-Trony) è risultata strategica, perché ha evitato ulteriori e irreparabili perdite e consente di salvaguardare posti di lavoro ai dipendenti dei negozi».
Sono però 105 le persone che la società è costretta a non confermare, appartenenti alla sede centrale (tra cui figure commerciali, di marketing, amministrative e responsabili delle risorse umane), alla logistica e alla gestione dei servizi di post-vendita. «In questi anni – prosegue il comunicato dell’azienda – tutti i dipendenti hanno raggiunto un elevato livello di professionalità, rispondendo alle esigenze di una realtà multinazionale, fortemente orientata a raggiungere obiettivi ambiziosi di business e che ha avuto il merito di potenziare ancora di più le loro competenze. Anche grazie al loro contributo, in soli otto anni Darty ha conseguito importanti traguardi, sviluppando una catena di 29 punti vendita, di cui 11 aperti nel 2010, in condizioni economiche assolutamente non favorevoli. Ad oggi sono ancora in corso le trattative con le parti sociali, per una soluzione soddisfacente in grado di tutelare tutto il personale in mobilità».
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