Dopo la Primavera araba la Svizzera sblocca i beni degli ex regimi
Giuristi da tutto il mondo riuniti per stabilire le modalità di restituzione dei fondi di provenienza illecita congelati dal Governo elvetico durante le rivolte del Nord Africa
Decine di esperti e giuristi provenienti da tutto il mondo si sono riuniti nei giorni scorsi in Svizzera, a Losanna, per analizzare le modalità di restutizione dei beni di provenienza illecita esportati durante gli eventi collegati alla Primavera araba. Il forum è stato organizzato il 28 e 29 gennaio dal Dipartimento federale degli affari esteri della Confederazione. La Svizzera è stato infatti il primo paese a congelare sin dall’inizio del 2011 i beni appartenenti agli ex regimi di Tunisia, Egitto e Libia allo scopo «di favorire il processo di restituzione di averi di provenienza illecita ai Paesi d’origine». L’obiettivo di questi incontri è quello di rafforzare il dialogo tra i Paesi interessati dal fenomeno della corruzione e i Paesi destinatari di averi di provenienza illecita, la cui restituzione costituisce uno degli strumenti centrali di cui la Svizzera si serve «per proteggere la propria piazza finanziaria e lottare contro la criminalità economica internazionale». La Svizzera ha restituito fino a oggi circa 1,8 miliardi di franchi ai Paesi d’origine.
Le ragioni del blocco dei fondi – All’inizio del 2011 le rivolte in Costa d’Avorio, Egitto e Tunisia hanno indotto il Consiglio federale svizzero a bloccare gli averi depositati dalle cosidette "persone politicamente esposte", ossia tutte le persone collegate ai regimi decaduti dei paesi interessati dalla Primavera araba come quelli di Ben Ali e Mubarak. Questa decisione del Consiglio federale tende ad assicurarsi «che i giudici stabiliscano l’identità dei proprietari legittimi di questi valori e che i patrimoni eventualmente acquisiti illegalmente possano essere restituiti agli Stati interessati».
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