Razzismo allo stadio, daspo e processo per direttissima
I sei tifosi denunciati verranno processati in breve tempo mentre è stato già emanato il provvedimento che li terrà lontani dagli stadi per cinque anni. In casa di alcuni di loro libri sugli hooligans inglesi e sul neofascismo
Libri sugli hooligans e sul neofascismo, adesivi e scritte inneggianti alla violenza negli stadi e contro le tifoserie nemiche: questo il materiale trovato nelle abitazioni di alcuni dei sei denunciati per i cori razzisti allo stadio Speroni durante la partita amichevole Pro Patria-Milan di giovedì scorso, poi sospesa per il rifiuto dei rossoneri di tornare in campo. E’ questo il "brodo" culturale nel quale sono maturati, dunque, gli odiosi cori rivolti ai giocatori di colore del Milan che sono poi sfociati nel gesto di stizza di Kevin Prince Boateng che ha scagliato il pallone contro la curva.
Il pubblico ministero Mirko Monti ha acquisito il materiale definito "interessante" per sostenere l’accusa pesante che viene rivolta ai sei protagonisti identificati: violazione della legge Mancino in merito di istigazione all’odio razziale. Gli indagati, tra i quali l’assessore allo sport e alle politiche giovanili di Corbetta Riccardo Grittini, saranno processati con tutta probabilità con rito direttissimo. Secondo la Procura della Repubblica, comunque, è da escludere qualsiasi tipo di regia occulta dietro l’episodio di giovedì scorso, come adombrato da alcuni articoli di giornale comparsi su alcuni quotidiani nazionali. Per tutti e sei i protagonisti di questa vicenda è stato già emanato il provvedimento del Daspo che impedirà loro di assistere alle partite per cinque anni.
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