Scapolan: “Bisogna essere competitivi sui costi”

Il presidente della Camera di Commercio è intervenuto all'incontro con gli enti camerali all'estero. «In Italia i costi , dall'energia al lavoro, sono troppo alti, si sfiorano differenze con i competitor europei anche del 40%»

Renato Scapolan, presidente della Camera di Commercio, ai cinquanta imprenditori che lo ascoltavano non ha fatto un discorso istituzionale. L’appuntamento di Malpensafiere con i segretari delle camere di commercio italiane all’estero (Turchia, Serbia, Romania, Bulgaria e Grecia) era il momento ideale per affrontare il tema dell’internazionalizzazione delle imprese. «Ho parlato da imprenditore – spiega Scapolan – perché volevo chiarire subuito un concetto: non si tratta di ripartire, come spesso si dice e si scrive, ma di rendere competitivo il nostro sistema produttivo che ha costi così alti, dall’energia al lavoro, che si sfiorano differenze con i competitor europei anche del 40%. Per non parlare dell’accesso al credito che in Italia è diventato un problema, anche se le banche dovrebbero essere gli attori principali per ritrovare la competitività del sistema».
(foto, a sinistra Renato Scapolan con Fatih Aycin segretario generale della Camera di Commercio  turca)
Se internazionalizzare nei nuovi mercati è la soluzione per “rinascere”, bisogna stare attenti a non assecondare la delocalizzazione selvaggia: andare a produrre all’estero per poi importare prodotti in Italia meno costosi, significherebbe affossare quelle imprese che scelgono di rimanere. «Se si va all’estero – continua il presidente della Camera di Commercio di Varese – è per conquistare nuovi mercati dove collocare i prodotti, altrimenti c’è un effetto boomerang. Sarebbe però un errore non produrre più in Italia o lasciare, come spesso sento, solo una produzione di qualità, perché mantenere qui la mente produttiva non è sufficiente per rispondere alla domanda di lavoro. E poi c’è il welfare che non regge. Nei prossimi mesi in Lombardia si perderanno 5 mila posti di lavoro, qualcuno dovrà dare una risposta concreta a questi lavoratori, ma temo che la politica non abbia gli stessi tempi delle aziende».
Per molte imprese del Varesotto giocarsi la carta dell’estero vuol dire ripensare a una nuova dimensione e organizzazione aziendale. «Gli incontri che organizziamo – spiega Enrico Argentiero responsabile del servizio internazionalizzazione della Camera di Commercio di Varese – sono orientati al business. A volte è capitato che alcune aziende abbiano fatto nascere delle vere e proprie multinazionali tascabili, con sedi in più nazioni estere, mantenendo però l’headquarter in patria».
Il sistema varesino gode di condizioni logistiche favorevoli e forse è questa una delle carte vincenti che le aziende possono giocarsi con i potenziali partner stranieri. «Le oltre 66 mila imprese della nostra provincia sono in una posizione strategica che è tra le più importanti d’Europa – conclude Rudy Collini, presidente di Promovarese – . Abbiamo l’aeroporto di Malpensa a due passi, siamo a venti minuti da Milano e ad altrettanti da Lugano, e poi c’è la Pedemontana che una volta finita collegherà 5 province».

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 18 Gennaio 2013
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.