Varesini a Roma per Taizé
C'erano anche dei varesini tra i 45mila giovani che si sono raccolti a Roma, insieme al Papa, per il pellegrinaggio di fiducia ecumenico con Taizé. Ecco la loro cronaca
«Cari giovani, cari pellegrini di Fiducia, benvenuti a Roma!» Con queste parole il Papa ha voluto salutare i 45000 giovani assiepati in piazza San Pietro, la sera del 29 dicembre scorso.
Anche dei giovani varesini facevano parte della folla: ragazzi da tutta Europa, giunti lì per l’annuale Pellegrinaggio di Fiducia sulla Terra, organizzato ogni anno dalla comunità di Taizè, vicino a Lione. Una comunità che, sin dalla sua fondazione, ha fatto dell’accoglienza, dell’ascolto dei giovani e dell’ecumenismo la sua missione.
Un incontro molto atteso, questo: era dal 1987 che un Pellegrinaggio di Fiducia non veniva organizzato a Roma. Benedetto XVI ha voluto rivolgersi a noi richiamando le parole che aveva usato il suo predecessore: «Il Papa si sente profondamente impegnato con voi. Anch’io sono chiamato ad essere un pellegrino di fiducia».
I tanti giovani, che hanno condiviso per sei giorni momenti di riflessione e di vita comune, appartengono a diverse culture e confessioni cristiane. Infatti, come ribadisce frére Alois, il priore della comunità (fondata da frère Roger e suo successore, ndr): «Ciò che ci unisce è più forte di ciò che ci separa… Dei cristiani riconciliati possono portare pace e una nuova solidarietà a tutta l’umanità».
Un messaggio che anche il Papa ha ripetuto con forza: «Vi assicuro dell’impegno irrevocabile della Chiesa cattolica a proseguire la ricerca di vie di riconciliazione per giungere all’unità visibile dei cristiani». Un’unità che può portare nuovi frutti: «Se noi prendessimo insieme un impegno prioritario per la giustizia e la pace, potrebbe nascere una nuova vitalità del Cristianesimo» ha spiegato infatti il priore. E forte è il riferimento alla difficile situazione che tutti stiamo vivendo: «Noi abbiamo bisogno gli uni degli altri. Le difficoltà economiche che aumentano ci spingono a una maggiore solidarietà». Esperienze di solidarietà che abbiamo potuto osservare anche durante l’incontro: come il centro Astalli, gestito dai Gesuiti, che sostiene i rifugiati. O tutte le esperienze che ogni giorno vanno avanti silenziosamente nelle nostre città. E il messaggio di riconciliazione vale anche per i rapporti tra i popoli e le culture: «Una delle cause dell’ingiustizia nel mondo si trova nella reciproca ignoranza. Se conoscessimo certe situazioni più direttamente, troveremmo più facilmente come superare le contrapposizioni». Come continuare, a casa, nelle nostre comunità, quello che abbiamo vissuto qui? «Certo noi non abbiamo soluzioni facili da offrire, ma vorremmo poter ripartire con una forza interiore che permetta di guardare all’avvenire con coraggio e gioia».
E quindi il cammino va avanti nelle nostre realtà locali. Grazie anche alla preghiera nello stile di Taizè, organizzata mensilmente, a Varese, presso la chiesa della Brunella. Perché, come conclude il Pontefice «Siate tutti chiamati ad essere delle piccole luci per quanti vi circondano».
La prossima preghiera nello stile di Taizè si terrà il 19 gennaio, presso la chiesa battista di Varese, in via Verdi 14. Per maggiori informazioni: va.preghiera@milanotaize.it.
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