Finmeccanica, la tangente sarebbe di 28 milioni
Il procuratore Fusco contesta il reato di corruzione internazionale e frode fiscale. I soldi sarebbero tranistati attraverso due contratti gonfiati a società estere per la realizzazione di digitalizzazioni in 3d degli elicotteri
L’indagine sulle presunte mazzette che sarebbero state pagate da Agusta Westland a funzionari del governo indiano per una commessa di 12 elicotteri sono giunte questa mattina, martedì, ad un punto di svolta con l’esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare emesse dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Busto Arsizio Luca Labianca. A finire agli arresti, eseguiti dal Noe dei Carabinieri, sono il presidente di Finmeccanica Giuseppe Orsi, l’amministratore di Agusta Westland Bruno Spagnolini (ai domiciliari, ndr) e due intermediari assunti da Agusta, l’italo-americano Guido Haschke e il suo socio italo-svizzero Carlo Gerosa. Per questi ultimi saranno avviate immediatamente le procedure di estradizione.
Nella sua ricostruzione il Procuratore Eugenio Fusco si è avvalso della consulenza di due esperti (un commercialista e un funzionario della Banca d’Italia) che hanno analizzato due contratti che appaiono come coperture per i passaggi di danaro. La tangente, alla base dell’accusa di corruzione internazionale e inizialmente quantificata in 51 milioni di euro, ammonterebbe a circa 28 milioni di euro e sarebbe transitata tramite le società Ids India e Ids Tunisia alle quali Agusta avrebbe commissionato la realizzazioni di digitazioni in 3d degli elicoteri realizzati dall’azienda italiana. Una cifra che corrisponderebbe a circa il 5% della commessa indiana quantificata in 560 milioni di euro.
I contratti realizzati dalla società samaratese sarebbero stati gonfiati di circa il 70%, rispetto al valore effettivo del lavoro commissionato. A causa di queste fatturazioni, inoltre, viene contestato anche il reato di frode fiscale poichè i costi sarebbero stati addebitati alla società che, abbattendo gli utili, avrebbe pagato meno tasse. Questo il sistema che la Procura è certa di aver svelato e le perquisizioni effettuate questa mattina, sia a casa del presidente di Finmeccanica che nella sede di Cascina Costa, sarebbero finalizzate proprio a raccogliere materiale che comprovi questi passaggi.
L’ordinanza non conterrebbe nomi di politici ed è stata eseguita all’alba di oggi per il concreto pericolo di inquinamento delle prove e per la possibilità di fuga dei due intermediari residenti in Svizzera.
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