Quelle facce sbigottite dopo le parole del duce

Un nome nuovo prorompe nella scena politica varesina: Benito Mussolini. Una foto racconta l'entrata in guerra vista da una piccola comunità

orino guerra foto 600

Ci sono questioni che, nel triste e nel faceto, di tanto in tanto tornano di moda. Quest’anno dicono verrà spolverato dal solaio di nonna qualche cappellino anni 20’, perché la celluloide, nella passerella di Cannes, ha ricalcato gli ambienti del Grande Gatsby. A casa nostra, invece, qualcuno pensa ad un altro copricapo di moda in quel periodo: il fez, abbinato al migliore modello disponibile: sua eccellenza il cavalier Benito Mussolini. L’unica cosa che, per nostra fortuna, non tramonta mai, è la storia. Fa quindi piacere notare che affianco all’oceanica folla delle ore 18 del 10 giugno 1940 a piazza Venezia, dove il duce annunciò che “l’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria”, non ci fu solo il popolo che “prorompe in altissime acclamazioni” – come scriveva l’agenzia Stefani nei suoi dispacci: righe che tutti i giornali dovevano pubblicare così belle e pronte (erano, difatti, le veline). Ci fu anche l’Italia dei paesi, delle piazze, dei larghi e delle piazzette, dei vicoli e delle corti, degli uomini con le mani sporche di terra e coi baffi a manubrio e, soprattutto, dei giovani in età di leva. Tanti bambini, giovani donne, anziane, perfino piccoli balilla, che invece di gridare “con una sola voce: « Sì! »” (ci racconta ancora la Stefani in riferimento all’annunciata guerra dichiarata poche ore prima alla Francia), semplicemente se ne stavano zitti ad ascoltare, a braccia conserte. La folla oceanica di cui parlano i video giornali Luce niente era a confronto dei milioni di italiani che quel giorno si fermarono per apprendere, dalle parole del capo del governo, che in quel momento qualcosa, nel loro futuro, sarebbe cambiato.
La prova di questo istante ci viene proposta da un amico fotografo che ha donato a Varesenews la possibilità di utilizzare uno scatto d’epoca. Il padre di Maurizio Cellina, Luigi, scattò quella foto 73 anni fa ad Orino. Il luogo è nelle vicinanze dell’asilo, ancora oggi distinguibile, dove erano presenti degli altoparlanti che diffondevano la voce del duce.
Molti si quei ragazzini e di quelle signorine oggi non ci sono più. Ma a raccontare quegli attimi per loro, c’è questo dono dell’archivio della famiglia Cellina.
Uno scatto che non si merita commento perché già racconta tutto.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Giugno 2013
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