Varese perde Dunston ma vince la partita. Semifinale ancora viva
La Cimberio batte Siena 71-67 e questa volta respinge la rimonta Montepaschi anche senza il pivot e Polonara. Timori per il polpaccio di Bryant ma intanto mercoledì si torna in Toscana
«Fino alla fine forza Varese» si canta sotto la volta di Masnago, ed era destino che la fine di questa splendida Cimberio non fosse questa sera, sul parquet amico, davanti a una folla pronta a dare tutto con la voce ai suoi ragazzi. La fine è rinviata almeno di due giorni: Varese batte Siena 71-67 al termine di 40′ di emozioni forti e accorcia la serie di semifinale sul 2-3. Un’altra partita in cui la Cimberio rischia di passare per Penelope e perde tutto il vantaggio accumulato all’inizio; rispetto a gara 4 però l’epilogo è diverso e chissà che la corazzata Siena non senta qualche brivido di paura per non essere riuscita a chiudere i conti. Di più: Varese ha dovuto respingere la rimonta con un reparto lunghi ridotto ai minimi termini perché Dunston e Polonara hanno dovuto lasciare il campo prima dell’intervallo con problemi muscolari al polpaccio. Brutta tegola in previsione futura, martedì in giornata ne sapremo di più anche se l’americano pare davvero menomato e potrebbe averne per diversi giorni. Senza di loro Vitucci vara quintetti sbilenchi (ma non può fare altro) che si appoggiano su un Talts di nuovo monumentale: è Janar a tenere la Cimberio avanti nel momento più duro, ma è lui a far venire un brivido quando commette il quinto fallo. Nel momento cruciale poi la Cimberio rischia l’harakiri: persa tra Rush e De Nicolao, persa anche di Green quando Moss in contropiede segna il -1 con 11” da giocare. Come in due delle quattro partite precedenti si decide ai liberi ma questa volta il solito Brown, ancora imprendibile per Varese (25 punti ma anche qualche errore) sbaglia un personale pesantissimo. Il coro lo dice, “fino alla fine”, e Banks e Green lo prendono in parola. I due americani sono glaciali in lunetta e così l’autista del pullman della Cimberio prende il torpedone e va a fare gasolio. Domani si torna in viaggio, mercoledì si gioca di nuovo al PalaEstra. Sarà ancora durissima, Siena avrà ancora i favori del pronostico ma Varese ha deciso di giocare una partita per volta. Il primo tassello della rimonta è andato al suo posto: perché non pensare che si possa aggiungere il secondo e il terzo?
COLPO D’OCCHIO – Un palazzetto così carico di attesa, di passione, ma anche di ironia e rabbia miscelate insieme non si vedeva da tempo immemorabile. Masnago accoglie il ritorno di Siena con un ruggito feroce, con proteste verso la Mens Sana e il procuratore della Federbasket Alabiso che avrebbe esultato dopo la vittoria toscana di sabato sera. In curva spunta anche un’enorme banconota con il viso del gm ospite Minucci ma c’è anche un poderoso tifo “pro” che spinge la Cimberio ad un avvio su ritmi vertiginosi.
PALLA A DUE – Stesse scelte di gara 4 nel pre partita per i due allenatori: fuori Ivanov e Christmas dai 12 a referto. Solito starting five per Vitucci mentre Banchi inizia con Ress sotto i tabelloni e Hackett in campo fin dalla palla a due: il risveglio di Ere ha fatto dirottare Moss sul capitano biancorosso mentre l’italoamericano si prende subito cura di Green.
LA PARTITA – Pronti, partenza, via e Varese esce dai blocchi come il Ben Johnson gonfiato di tanti anni fa. La difesa lavora duro e costringe Siena a diversi errori, capitalizzati con una lotta a senso unico a rimbalzo (13-4 in 10′ di gioco). Dunston domina senza segnare, compito che lascia agli esterni tra cui Ere è subito caldo; ancora meglio fa Banks che allo scadere segna pure da metà campo un detonante 31-15.
Siena non può e non vuole fare la figura dello sparring partner neppure questa volta: la Montepaschi rientra in campo decisa e rosicchia con Janning costringendo al timeout Vitucci a metà periodo (35-28). Ere e Sakota (foto di S. Raso) tornano a far crescere il punteggio prima di una serie di errori sui due fronti ma nel finale Varese riallunga sino al +11 (43-32) con schiacciata di Talts. L’estone però è in campo per un motivo tutt’altro che positivo: poco prima dell’intervallo infatti Dunston è costretto a uscire dal campo zoppicando e tenendosi il polpaccio. Non rientrerà, e con lui anche Polonara, anch’egli dolorante nello stesso punto. Senza il proprio totem la Cimberio rientra in campo con il giusto piglio, ma dopo qualche minuto di botta e risposta (+15 on tripla di Ere al 27′) paga caro il risveglio di Brown. Il 9-0 senese nel finale dell’ultimo quarto è quasi tutto del playmaker e alla terza sirena il tabellone dice 57-49.
IL FINALE – Siena sa che per vincerla deve azzannare all’istante e così fa, sfruttando anche un quintetto con quattro piccoli e Talts (Ere, per intenderci, fa l’ala forte) vista la mancanza di alternative. Varese non si schioda da quota 57 se non con due liberi di Banks, quando però ormai Brown e un ottimo Sanikidze (molto male invece Kangur) hanno riportato Siena a contatto. Tocca di nuovo a Brown pareggiare sul 59-59 dopo un 2-10 di parziale molto pesante anche se gli ospiti falliscono l’azione del possibile primo sorpasso. La Cimberio allora ha un sussulto pur tra diversi errori: è di Talts (foto) e il suo canestro viene replicato un minuto dopo da Banks in mezzo ad alcuni sprechi. A 2′ dalla fine sono i liberi di Sakota a dare il +6 che potrebbe resistere sino al termine perché Siena stavolta è assai imprecisa al tiro, con Hackett che chiuderà con 2/10. Insomma sarebbe la situazione ideale se prima la coppia Rush-DeNik e poi Green non perdessero due palloni disperatamente pesanti. A 11” dalla fine Siena è ancora a -1 e gli allenatori chiedono falli sistematici: in lunetta Banks allunga, Brown per una volta ne spreca uno e Green si fa perdonare con un nuovo 2/2. Stavolta è Siena ad aver bisogno di un miracolo ma ha esaurito il bonus in questo senso: l’ultimo assalto è un passaggio in tribuna in mezzo alla gioia dei 5mila di Masnago. Varese accorcia, Varese è ancora viva, Varese ci crede al di là dell’infortunio a Dunston e forse anche della logica, Ma nel basket la logica conta fino a un certo punto: gli altoparlanti omaggiano Springsteen in contemporanea al suo concerto milanese. Le note di "Glory Days" però hanno un senso particolare anche qui, all’ombra del Sacro Monte.
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