Per venti mesi nei boschi dopo lo stupro, la polizia lo arresta
Il 40enne Giovanni Riccobono si nascondeva sotto falso nome in un cascinale: su di lui pendeva un ordine di cattura della Procura di Palermo per violenza sessuale aggravata. Le manette scattate dopo indagini e appostamenti della Polizia
Preso nelle zone boschive del varesotto un pericoloso latitante che si sottraeva all’arresto da diversi anni. L’operazione è stata condotta dalla Squadra Mobile di Varese dopo giorni di appostamenti vicino a un casale nelle aree verdi intorno a Malgesso. Sull’uomo, il 40enne Giovanni Riccobono, gravava un provvedimento di cattura emesso dalla Procura Generale della Corte d’Appello di Palermo, secondo cui deve scontare la pena di otto anni di reclusione per violenza sessuale aggravata. L’uomo, nel palermitano, aveva infatti abusato di una donna insieme a due complici, approfittando del fatto che lei fosse momentaneamente incapace di intendere e di volere, a causa dell’uso di sostanze stupefacenti.
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Ora, dopo anni di latitanza, la cattura. Riccobono è un malvivente che è stato definito dagli inquirenti molto scaltro: oltre ad avere diversi precedenti per rapina, aveva trovato rifugio in un casale sperduto nei boschi, dove si trovava sicuramente da più di un anno e mezzo, come hanno poi appurato gli investigatori. «Gli appostamenti e i pedinamenti sono stati effettuati con molta cautela – spiega Silvia Carozzo, capo della squadra mobile varesina -. Una fonte confidenziale ce lo dava presente in Varese e noi lo abbiamo individuato a Malgesso. L’arresto è stato compiuto con tecniche tradizionali anche grazie al contributo della polizia locale del medio Verbano. Siamo riusciti a circoscrivere una zona piuttosto complicata e l’abbiamo tenuta sotto controllo per diverso tempo. Martedì mattina, durante uno degli appostamenti, siamo intervenuti con un espediente banale, un semplice controllo. Siamo entrati, abbiamo chiesto i documenti e grazie al riconoscimento di una foto segnaletica abbiamo identificato l’uomo. Era molto nervoso ed è stato portato alla centrale per gli accertamenti. Aveva mostrato documenti falsi, molto ben fatti, ma intestati a Gaetano Favaloro, che poi abbiamo scoperto essere un suo parente che non aveva maidenunciati la scomparsa dei documenti».
L’uomo è stato quindi arrestato e per lui sono anche scattate le denunce per uso di atto falso e sostituzione di persona. Ora si trova nel carcere di Varese. L’uomo era presente in provincia almeno da un anno e mezzo, era già stato fermato diverse volte durante i controlli stradali, ma i documenti falsi erano talmente ben fatti da aver tratto in inganno gli agenti.
«Stiamo verificando i contati presenti nel telefono cellulare che è stato sequestrato – ha spiegato il capo della Squadra Mobile -. Non escludiamo che possano esserci informazioni su rapine avvenute in questi anni in Sicilia, in Emilia o in Lombardia».
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