Noemi all’ultimo Mondiale: “Vorrei essere il jolly della mia Italia”
Sabato a Firenze la gara iridata femminile: la varesina è alla 13a maglia azzurra e vuole chiudere da protagonista, prima del ritiro. «Vos favorita, ma la nostra squadra è forte»
La telefonata per l’intervista premondiale con Noemi Cantele è uno di quegli appuntamenti che sembrano ripetersi immutabili in eterno. Ecco perché è particolare pensare che questa sarà l’ultima chiacchierata in cui la campionessa di Arcisate parla di sé come una partecipante alla rassegna iridata in corso di svolgimento in Toscana, di nuovo in Italia cinque anni dopo il "nostro" Varese 2008.
«Sì, direi proprio che sarà il mio ultimo Mondiale. Poi gareggerò fino al termine della stagione, ma al 99% la decisione è presa; per questo mi sto godendo con tranquillità questi giorni che mi separano dalla corsa. Quando sabato scenderò dalla bici vorrei avere la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile».
Noemi, per lei questa è la tredicesima volta in azzurro. Dopo tanti anni il Mondiale è sempre come una "prima" oppure si riesce a fare l’abitudine?
«Per certi aspetti ogni volta è diversa dalle altre. La cosa più curiosa, in questi giorni, è ripensare ai miei esordi con la nazionale maggiore: corsi il primo mondiale quando ancora in squadra c’era la Cappellotto, ero una ragazzina e vedevo queste donne al mio fianco. Adesso, se mi guardo in giro, vedo che in quel ruolo ci sono io: per fortuna mi sento sempre giovane dentro, con in più un’esperienza consolidata che è sempre utile».
Del percorso di Firenze si sente dire che è molto duro: è la stessa impressione che ha avuto lei? Può paragonare il tracciato a quello di qualche edizione recente?
«È soprattutto un percorso atipico, perché c’è la prima parte in linea durante la quale ci sarà attesa dal punto di vista tattico ma anche una media oraria più alta. Ci sono due salite tra le quali bisognerà recuperare in modo rapido, ma la discesa è veloce e tecnica; molto si potrebbe decidere sull’ultimo strappo che precede il traguardo, perché se si perde terreno lì non c’è tempo per recuperare. Però è difficile fare un confronto con altri Mondiali: è duro, ma per esempio Mendrisio era ancora più impegnativo, perché i giri da fare erano di più e quindi anche il numero di salite era maggiore. Sulla carta Marianne Vos potrebbe fare il bello e il cattivo tempo, ma penso che anche la nostra squadra abbia le caratteristiche adatte per fare bene su un tracciato simile».
Avete già deciso la tattica di corsa?
«Noi non la sappiamo ancora, ci verrà rivelata nella riunione del giovedì. Tatticamente sarebbe più semplice gareggiare con un capitano unico, ma questa nazionale ha tante atlete valide e livellate e quindi si muoverà in modo diverso: vediamo cosa deciderà Salvoldi».
Se fosse lei la commissaria tecnica, che ruolo darebbe a Noemi Cantele?
«Io credo che in questo momento potrei fare il cosiddetto "jolly", libera di agire a seconda della direzione che prenderà la corsa».
Il Mondiale torna in Italia: curiosamente quella di Varese fu l’unica edizione "steccata" dalla nazionale femminile degli ultimi anni. Uno stimolo in più per fare bene sulle strade di casa?
«No, gli stimoli ci sono già e non riguardano quella corsa. Obbiettivamente l’Italia di Firenze è di tutt’altro calibro rispetto a quella di Varese: la nostra squadra è davvero completa e ha la propria forza nel gruppo».
Se lei è una superveterana del mondiale, l’altro varesino del gruppo è all’esordio assoluto. Che consiglio può dare a Ivan Santaromita?
«Io credo possa fare una bella gara, perchè sta andando forte e trova un percorso che gli si addice. Fossi in lui giocherei d’anticipo, provando a entrare in qualche fuga che parte prima degli attacchi dei "big". Se Cancellara, Sagan o gli altri grandi favoriti non riuscissero a muoversi per qualsiasi motivo, potrebbe essere premiata un’azione partita in precedenza. Poi ovviamente, per Ivan molto dipenderà dalle scelte di Bettini; a mio parere però l’Italia dovrebbe correre in modo spregiudicato».
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