Caso Uva: “Totalmente infondate la accuse al pm Abate”

Il gip di Brescia archivia l'indagine contro il magistrato di Varese. Il procuratore Grigo difende il suo sostituto e l'operato degli uffici giudiziari, sottoposti da tempo a forti critiche mediatiche

Il sostituto procuratore di Varese, Agostino Abate (foto), non ha commesso alcuna omissione di atti d’ufficio nell’esercizio dell’azione penale in relazione al caso di Giuseppe Uva. Lo ha stabilito il gip di Brescia, che ha disposto l’archiviazione di un’indagine nei confronti del magistrato varesino, iniziata mesi fa a seguito di alcuni esposti. Per il procuratore della repubblica di Varese, Maurizio Grigo, si tratta di un riconoscimento all’operato del magistrato che, dal 2007, si sta occupando del caso dell’uomo morto in ospedale dopo alcune ore passate nella caserma dei carabinieri. Il caso è noto alle cronache. La sorella di Giuseppe Lucia Uva sostiene che il fratello sia stato picchiato. La procura di Varese ha invece sempre seguito un’altra tesi, e cioè che Giuseppe Uva non sia stato picchiato in caserma, ma che sia morto in seguito a un errore medico per le iniezioni in ospedale. Il Tribunale di Varese finora ha assolto in primo grado i medici coinvolti (ma la procura ha fatto ricorso in appello). Lo scontro nel frattempo si è spostato su un lato più personalistico ed è nata una polemica fortissima anche a mezzo stampa (e trasmissioni tv) contro il pm Abate che ha originato esposti alla procura di Brescia e diverse richieste di avocazione del caso. Il gip di Brescia, nella sua ordinanza di archiviazione, scrive che la richiesta di archiviazione è fondata, e che l’accusa di inerzia è smentita dagli atti acquisiti, i quali denotano invece un sollecito e diligente impegno professionale da parte del pm Abate, titolare delle indagini sulle circostanze di morte di Giuseppe Uva. Il gip di Brescia (competente per le indagini a carico di magistrati varesini) rimarca ulteriormente la sua motivazione e afferma che la notizia di reato è «totalmente e radicalmente infondata». In piazza Cacciatore delle alpi si traccia un bilancio della vicenda: la sentenza riduce la contesa tra la famiglia Uva e la procura, a una pura divergenze di opinioni, sgomberando il campo da veleni e presunte omissioni. L’ultimo atto in tribunale é stata la decisione del gip di Varese Battarino con cui è stato chiesto alla procura un approfondimento di indagini, in ordine a un presunto coinvolgimento di due carabinieri e sei poliziotti in maltrattamenti in caserma. Il procuratore Grigo (foto) ha accolto con fair play anche questa decisione. E commenta: «Rispettiamo con serenità il lavoro di tutti, faremo doverosamente quello che ci è stato chiesto e andiamo avanti». Mentre fuori dalle aule di giustizia c’è ancora polemica. Vi sono state interpellanze parlamentari e incontri degli avvocati della Uva con il ministro Cancellieri ma nessun provvedimento contro gli uffici della procura, nemmeno le annunciate ispezioni. 
 

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Pubblicato il 17 Ottobre 2013
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