“Ho lottato per la vita di mia figlia contro quel cane impazzito”

La lettera della donna di 38 anni azzannata da un cane corso lo scorso 17 ottobre insieme a sua figlia di 3 anni. Sono uscite dall'ospedale e racconta la sua verità e le sensazioni in quei terribili momenti

Giovedì 17 ottobre un cane corso di grosse dimensioni ha aggredito una donna e sua figlia di 3 anni: entrambe si sono salvate, nonostante le ferite alla testa e in varie parti del corpo. Dopo due settimane sono uscite dall’ospedale e la mamma, 38 anni, insegnante, ha scritto a VareseNews per raccontare la sua verità (sottolineando alcune imprecisioni riportate dagli organi di stampa) e le sue sensazioni in quei terribili momenti di terrore puro. Pubblichiamo la sua lettera garantendole l’anonimato, come da lei richiesto, specificando che sono in corso le indagini per determinare l’esatta dinamica dell’accaduto

Vivo alle pendici del Campo dei Fiori ed ho educato e cresciuto i miei tre figli sia in contesti abitati che nella libertà della natura, rimarcando spesso la differenza che intercorre tra animali e persone, quali siano le libertà e i limiti che ci si possa permettere nella natura e nel mondo cosiddetto civilizzato.

Giovedì 17 ottobre in un prato limitrofo alla mia abitazione io e mia figlia di tre anni abbiamo subito l’attacco di un cane di grossa taglia (nella foto un esemplare di cane corso), di proprietà di una persona fino a quel momento a noi sconosciuta al contrario di quanto hanno riportato i media nei giorni successivi. Il cane colto da un raptus orribile, ha aggredito mia figlia immotivatamente e senza alcun movimento provocatorio da parte della bambina, tutt’altro che avvezza a giocare con cani. Non mi dilungo nella descrizione di come abbia salvato la bimba, dico semplicemente di aver fatto da scudo umano a quella bestia impazzita. Mia figlia è stata morsa sulla testa e le è stato staccato un padiglione auricolare. Io ho riportato morsi di varia entità sul viso e sul corpo e la perdita della cute del cuoio capelluto, divorata dal cane: dovrò subire interventi ricostruttivi per mesi e ho lesioni permanenti alla testa. Nel girone della morte quando ormai non sentivo più il mio corpo, dilaniato da quel cane, un molossoide di cinquanta chili incredibilmente tenuto al guinzaglio, non ho mai smesso di battermi.

I miei figli gemelli hanno assistito allo strazio, ma sono rimasti fisicamente illesi e la proprietaria del cane, che non è riuscita a controllare, ha attivato molteplici e rapidi interventi di primo soccorso impietrita dalla furia del proprio animale. Il mio pensiero costante durante questa battaglia è stato: voglio che i bambini siano incolumi e voglio sopravvivere per vederli crescere. Sono arrivati i soccorsi in massa, la mia  bambina è volata in rianimazione grazie al pronto intervento dell’elisoccorso, io sono stata soccorsa dalla croce rossa e da una valida equipe sanitaria.

Siamo vive e posso raccontarlo. Tanti amici accompagnano me e la mia famiglia quotidianamente. In ospedale sia io che mia figlia siamo stati assistiti dall’equipe del professor Valdatta, Cherubino e Scamoni con il valido supporto dei dottori Pellegatta e Di Giovanna. Per tutta la notte hanno lavorato per ridare la vita a mia figlia e medicare il mio corpo. Successivamente sono stata accolta dalla terapia intensiva dove non posso che ringraziare tra tanti ottimi professionisti Chiara, Emilia, Riccardo, Gabriella, Simone, Francesco e molti medici e infermieri che mi hanno assistita con passione, impegno e grande professionalità.

Lascio la terapia intensiva e vengo accolta da Cristina la caposala del pronto soccorso ricevendo una sferzata di calore forza ed energia, che in momenti di sconforto motivano a combattere ancora di più. La mia bambina è stata seguita dall’equipe di Cherubino e Scamoni che insieme all’otorino le ha prontamente ricostruito il padiglione auricolare regalandole di nuovo l’udito e rimarginato i morsi profondi alla testa, proseguendo la degenza nel reparto di Pediatria dell’Ospedale del Ponte dove è stata coccolata dalle volontarie del Ponte del Sorriso.

Attualmente vengo assistita da medici e personale infermieristico molto competenti e umani e ho ritrovato seppur nel trauma e nella lontananza fisica dalla mia famiglia la dignità di essere umano. Dopo questa esperienza penso al grande lavoro dei vari reparti ospedalieri dell’Ospedale del Circolo nei quali sono transitata e a come la vita della mia famiglia sia stata stravolta in dieci minuti da un cane. Penso che il rapporto con un animale abbia senso se ce lo si possa permettere in termini di spazio e tempo da concedergli, e soprattutto se si è in grado di dominare e controllare l’animale senza  esserne succubi e dipendenti.

Quindi razza e stazza del proprio animale di compagnia andrebbero scelti con razionalità e oculatezza anche nel rispetto degli altri, non solo per soddisfare i propri bisogni e le proprie libere fantasie. Andrebbe considerato un elemento prioritario: viviamo in un contesto sociale e civile e la nostra libertà di scelta non dovrebbe limitare l’altro, nei limiti del possibile.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 31 Ottobre 2013
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