Vende la macchine due volte, truffa sfacciata

A processo un 40enne che si fingeva un'altra persona, e riusciva a raggirare con astuzia i suoi clienti: risarcirà le vittime

Ci vuole faccia tosta, per compiere delle truffe. Ma per alcune, ce ne vuole di più. Iniziamo dalla fine:  l’uomo imputato a Varese di un processo davanti al gip Giuseppe Battarino, un 40enne pieno di inventiva, ha praticamente ammesso le sue colpe. Ma va detto che ha almeno due carte buone da far giocare per il suo avvocato, Gianluca Franchi: ha risarcito già 3 vittime, e si è consegnato spontaneamente ai carabinieri, dopo una latitanza. Certo, il perdono non sarà facile averlo. Il primo truffato è un uomo che voleva vendere un computer e che aveva messo un annuncio su Internet. L’imputato si era finto acquirente, e si era presentato al telefono, qualificandosi come il figlio di un noto ristoratore di Varese. Per questo, gli aveva dato appuntamento proprio davanti alla porta di quel ristorante. Una volta ricevuto il computer, aveva fatto una scena degna di un film di Totò, spiegando che aveva lasciato il libretto degli assegni dentro il locale, e che sarebbe entrato un attimo a prenderlo. Con furbizia e velocità l’uomo era entrato dall’ingresso principale, con in braccio il computer, ed era subito uscito da una porta secondaria, dandosela a gambe. Ma la truffa forse più clamorosa l’ha compiuta all’Isola d’Elba, dove per un certo periodo si era recato a lavorare. Aveva venduto un’auto a un ignaro acquirente, poi l’aveva richiamato, dopo due giorni, fingendosi dispiaciuto, e aveva affermato di sentire un rimorso perché non gli aveva rivelato per tempo che la vettura aveva un guaio meccanico. Con questo stratagemma, si era proposto di riparare alla marachella. Si era fatto riconsegnare l’automobile, e addirittura aveva aggiunto che si sarebbe recato a Varese dal proprio meccanico, chiedendo in cambio solo il pagamento della benzina. Una volta giunto nella nostra città, però, si era rivenduto la macchina: due pacchi, in un colpo solo. Ma come aveva fatto con i documenti? Beh, erano falsi, e così anche la carta d’identità era contraffatta: c’era la sua fotografia, ma il nome e la professione erano falsi. Tra l’altro si faceva passare per guardia giurata. Le altre due truffe sono meno geniali. Un assegno da 700 euro falso con cui aveva pagato due caschi, e un altro assegno falso con cui aveva comprato due cellulari. La accuse sono varie: truffa, sostituzione di persona, falso, ricettazione. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 11 Ottobre 2013
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