La protesta dei lavoratori della Sisme: “I nostri sacrifici non sono serviti”

L'azienda si prepara allo sciopero di venerdì 15. Intanto continua il presidio fuori dai cancelli della ditta

La Sisme di Olgiate Comasco si prepara allo sciopero di venerdì 15 novembre. I lavoratori sono da sette giorni in presidio permanente fuori dai cancelli dell’azienda che ha annunciato l’apertura della mobilità per 223 lavoratori. «La Sisme – spiegano in una nota i sindacati – era la prima azienda metalmeccanica in provincia di Como. Da sempre facciamo motori elettrici per l’elettrodomestico, la ventilazione, la refrigerazione. Sisme fornisce Bosh da oltre 30 anni. Un cliente che riconosce a Sisme storica affidabilità e che oggi dovrebbe considerare quanto ha ricevuto dai lavoratori italiani. In qualità e competenze. Si parla invece solo di costi e di prezzi. Con le conseguenze che tutti possono immaginare». L’azienda, per la quale lavorano anche molti operai della provincia di Varese e del comune di Malnate in particolare, occupa attualmente quasi cinquecento lavoratori. «All’inizio degli anni 2000 erano 1.200. A gennaio 2013 è scaduto il terzo anno di contratti di solidarietà, preceduti da due anni di cassa integrazione guadagni straordinaria e in questi cinque anni a gennaio sono usciti con accordi sindacali unitari oltre 400 lavoratori volontariamente». «A noi – proseguono – è successo non solo di vedere andare via il lavoro: verso la Slovacchia dove la Sisme ha un altro sito produttivo dal 2007. Abbiamo concesso la delocalizzazione di linee che avevano perdite determinate da prezzi non adeguati a coprire i costi. Abbiamo studiato ogni linea dal punto di vista finanziario e migliorato con risultati molto importanti la produttività attraverso esperti esterni e la commissione tecnica costituita con accordo sindacale. Abbiamo dato la disponibilità al lavoro il sabato e la domenica. Abbiamo assunto l’impegno di garantire un risparmio economico a fronte di un investimento di motori elettrici di nuova generazione per Bosh». I lavoratori sono preoccupati per il loro futuro e per quello delle altre imprese del Comasco: «La nostra è una lotta che va al di là dei cancelli della Sisme. Rappresenta purtroppo la drammatica situazione di migliaia di lavoratori e lavoratrici della provincia di Como e non solo ovviamente. Il prezzo lo abbiamo pagato. Ma è arrivata l’ora del basta. Serve che ognuno si assuma impegni e responsabilità». 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 13 Novembre 2013
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