Accesso al credito: a Varese situazione stabilmente critica
I risultati dell’Indagine sul Credito relativa al terzo trimestre 2013. Sono in crescita anche le aziende che devono far fronte a richieste di garanzie aggiuntive da parte delle banche
Non peggiora, ma nemmeno migliora. È questo il quadro dell’accesso al credito delle imprese varesine che emerge dall’ultima indagine svolta dall’Area Finanza e Agevolazioni dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese sul terzo trimestre 2013.
Ma come si declina in concreto il credit crunch nella gestione quotidiana delle aziende del territorio? La risposta a questa domanda arriva dalla tabella che indica quali siano, tra le imprese che segnalano restrizioni del credito, le richieste avanzate dalle banche:
· nel 30% dei casi si parla di negazioni di nuovi affidamenti;
· nel 62% di riduzioni di fidi in essere;
· nell’8% si è di fronte a vere e proprie richieste di rientro.
Un altro nervo che continua a rimanere scoperto è quello del livello dei tassi di interesse. Ossia del costo a cui le banche prestano il denaro. Come dire: anche quando viene concesso, il credito rimane pur sempre un problema da gestire. È del 44% la percentuale delle imprese varesine che segnala all’Unione Industriali un ulteriore incremento dei tassi applicati rispetto ai primi mesi del 2013. Un dato in leggera diminuzione rispetto alla rilevazione precedente, ma che non è indice di ottimismo, anzi. Per tre motivi: primo, perché molte delle imprese che oggi segnalano degli incrementi, avevano già dichiarato in passato di averne subiti; secondo, perché molte delle imprese del campione che oggi non registrano ulteriori balzi in avanti hanno, comunque, dovuto già scontare nei mesi scorsi un aumento dei costi; terzo, perché la percentuale del 44% rimane troppo elevata a fronte di un Euribor che si mantiene a livelli da minimi storici. Di cui, però, le aziende varesine, a quanto pare, non riescono ancora a beneficiare.
L’aumento degli spread sull’Euribor è stato riscontrato:
· nel 33% dei casi sugli scoperti di conto corrente;
· nel 31% sugli anticipi fatture;
· nel 16% sugli anticipi export;
· nel 6% sugli anticipi import.
Il 14% rimanente su altre forme di credito.
A livello di tassi applicati l’Unione Industriali registra medie
· del 6,9% sugli scoperti di conto corrente (con punte massime del 16,7%);
· del 3,7% sullo smobilizzo salvo buon fine e anticipo fatture (con punte massime del 12,5%);
· del 3,7% sugli anticipi export (con punte massime dell’8,6%);
· del 4,4% su anticipi import (con punte massime del 10%).
Aumentano poi le preoccupazioni per le garanzie. Il 19% delle imprese segnala che a fronte dei fidi in essere è stata richiesta una garanzia aggiuntiva che non era prevista precedentemente in sede di concessione.
Per quanto riguarda, invece, i nuovi finanziamenti erogati le banche hanno chiesto alle imprese:
· nel 16% dei casi garanzie reali;
· nel 29% fidejussioni personali;
· nel 55% la copertura dei Confidi.
Note positive arrivano, invece, sui tempi di delibera: il 79% delle aziende non riscontra un allungamento rispetto al trimestre precedente. Rimane, però, la difficoltà del dialogo tra banche e imprese, dimostrato dal fatto che il 78% del campione sondato dichiara di non aver avuto indicazioni dalla banca su come migliorare la propria valutazione di merito di credito e poter così evitare rifiuti o riduzioni di fidi e, tantomeno, rientri. Non solo, alta rimane anche la percentuale di imprese che dichiara di non aver mai avuto indicazioni sul proprio rating: 63%.
Ultimo punto sondato dall’indagine, da cui emerge un dato però positivo, è quello dell’insolvenza dei clienti delle imprese, che è in diminuzione. Dal 52% delle imprese che segnalavano di dover fare i conti con questo fenomeno a fine giugno, si è passati al 45% di fine settembre.
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