Case fantasma, “entro gennaio speriamo di dare il via alle demolizioni”

È l'augurio dell'assessore Beccalossi, che oggi ha incontrato nuovamente Sea e i Comuni, per fare qualche passo in avanti sulla vicenda. Presentato anche uno studio sull'uso delle aree "delocalizzate"

La Regione spera di far partire a gennaio le demolizioni delle "case fantasma", nelle zone delocalizzate attorno all’aeroporto di Malpensa. I contorni dell’operazione sono ancora poco definiti, ma gli incontro vanno avanti: mercoledì mattina il Comitato Malpensa ha riunito nuovamente Sea, Finlombarda, i sindaci dei Comuni di Ferno, Lonate Pozzolo e Somma Lombardo e i Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico. «Oggi abbiamo compiuto un altro passo avanti verso la risoluzione del problema relativo alle "case fantasma"», dice l’assessore all’urbanistica e territorio della Regione Viviana Beccalossi. «Regione Lombardia ha ribadito l’impegno a stanziare 4 milioni di euro, che serviranno a finanziare i lavori di demolizione dei primi lotti di immobili individuati dai Comuni. L’impegno è arrivare al prossimo incontro, che terremo a gennaio, con la mappa completa degli interventi e il via libera alle procedure di gara e appalto».  Si parla di 500 edifici nei Comuni di Somma Lombardo, Lonate Pozzolo e Ferno. «Entro il mese di gennaio – ha concluso Viviana Beccalossi – si terrà un’altra riunione del Comitato che mi auguro dia il via libera alle demolizioni, passo fondamentale per riqualificare poi l’area Malpensa: siamo quindi finalmente entrati nel vivo del percorso che chiuderà definitivamente una brutta pagina per questo territorio».

L’ipotesi di arrivare alla fase operativa già entro l’inverno è espressa come augurio, ma anche a livello locale i sindaci mostrano un moderato ottimismo. «L’assessore ha recepito la mappatura degli edifici da demolire, realizzata tenento conto dei dati su proprietà, vetustà e condizioni degli edifici» spiega Piergiulio Gelosa, sindaco di Lonate Pozzolo, il Comune su cui insiste la metà degli edifici delocalizzati (per cubatura). I Comuni stanno studiando anche l’ipotesi di creare una convenzione che consenta a tutti e tre gli uffici tecnici comunali di lavorare insieme per la fase operativa delle demolizioni. Gelosa ribadisce che dal punto di vista dei Comuni «si tratta di compensazioni per i disagi sul territorio legati a Malpensa 2000», all’ampliamento dell’aeroporto partito nel 1999. Quando un anno fa si aprì il percorso di accordo tra Comuni, Regione e Sea la questione fece molto discutere, perché Sea (che però nel frattempo ha visto anche un rinnovo dei vertici) aveva ribadito che le risorse economiche sarebbero state rese disponibili solo al momento del varo del Master Plan, il piano d’investimenti che comprende anche terza pista e polo logistico di Malpensa.

Prima di tutto demolire, per eliminare le costruzioni degradate, spesso al centro anche di problemi legati alla piccola criminalità. Ma poi anche ricostruire: in questo senso, l’incontro a Milano è stato anche la prima occasione per discutere del futuro dell’area, con la presentazione di una tesi di laurea effettuata al Politecnico di Milano, in cui sono individuate possibili soluzioni, che comprendono un polo logistico, strutture commerciali e il potenziamento dell’area destinata a parco. Una sfida che deve comunque anche tenere conto del vicino aeroporto e dei progetti di ampliamento già delineati con il Master Plan: uno dei nodi è per esempio la previsione di aree logistiche dentro alla zona di espansione tutto intorno alla terza pista, con nuovi capannoni che rischiano di "sovrapporsi" agli ipotetici capannoni nelle zone delocalizzate.

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Pubblicato il 11 Dicembre 2013
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