I “Forconi” pungono Bossi: “Simbolo della cattiva politica”

Anche il leader lombardo Umberto Gobbi al presidio di protesta organizzato nei pressi dell'abitazione del "Senatùr". «Difendiamo la gente da Equitalia, chiederemo a tutti i sindaci da che parte stanno»

«Umberto Bossi poteva essere un simbolo di cambiamento, e invece quando si è seduto a Roma è diventato come tutti gli altri e si è arricchito alle nostre spalle». A dirlo, applaudito da una ventina di seguaci, è un altro Umberto, Gobbi (al centro della foto, con il libro in mano), uno dei maggiori leader lombardi del movimento dei "Forconi" che oggi è giunto verso le 13 nella piazza principale di Gemonio. Ad attenderlo una delegazione varesotta che ha scelto il comune di residenza del "Senatur" (che non era comunque a casa) per tornare ad attizzare il fuoco di una protesta che nella nostra provincia continua ad avere il suo centro allo snodo stradale del Ponte di Vedano. Tante le forze dell’ordine intervenute (Carabinieri, Polizia Locale e soprattutto Polizia di Stato) per evitare problemi che, per altro, nessuno ha creato: i manifestanti sono rimasti in piazza Vittoria ma non avevano ricevuto il permesso di sfilare nella vicina via Verbano, lo stretto budello in discesa su cui si affaccia Villa Bossi, e così si sono limitati a schierarsi nei pressi della chiesa parrocchiale. Tricolore appeso all’albero di Natale che ancora domina la piazza, inno di Mameli suonato a ripetizione grazie a un amplificatore, alcuni cartelli di scherno verso Bossi, i suoi familiari e i politici in genere.
Tutto nell’attesa dell’arrivo di Gobbi, giunto a Gemonio sul suo grande furgone bianco e pronto a sfoderare le parole d’ordine del movimento: un quarto d’ora di fuoco con i politici ed Equitalia a fare da principale bersaglio. E con l’invito «a tutte quelle persone che soffrono, perché sono vessati dal fisco, a farsi vivi ai nostri presidi. Ci occuperemo delle loro storie, metteremo a disposizione i nostri commercialisti e avvocati per evitare che gente onesta, ridotta sul lastrico da Equitalia, sia costretta a perdere anche la casa e ciò che gli è rimasto». Gobbi è un fiume in piena e porta alla platea un esempio concreto: «Domani – giovedì 9 ndr – saremo in Veneto per difendere un agricoltore cui Equitalia vuole sequestrare la casa e la stalla con cento vacche. È vittima riconosciuta di un conteggio sbagliato sulle quote latte e nonostante questo è costretto a pagare una multa già dichiarata ingiusta, ma da lui vogliono comunque tutto».
Quello di evitare i pignoramenti è un tema caro a Gobbi, che incalza: «Prenderemo a calci nel culo i funzionari di Equitalia che cercheranno di portare a termine certe azioni, ma anche quegli strozzini che attendono la successiva asta giudiziaria per accaparrarsi quei beni al 10% del loro valore reale. Anche perché questi ultimi sono sempre gli stessi: amici degli amici, spesso legati al politico di turno».
A proposito di politici, verso quelli locali è rivolta la prossima iniziativa legata ai "Forconi": «Dal 22 gennaio – prosegue Gobbi – andremo dai sindaci, paese per paese, e chiederemo loro se vogliono stare con il popolo o con il Governo. Nel primo caso vorremmo che si dimettessero, o almeno, si togliessero simbolicamente la fascia tricolore per una settimana. E se fanno parte di qualche partito, lo lascino e si schierino con i cittadini. Comunque non firmino più i moduli per riscuotere le tasse locali che stanno vessando la gente».
La chiusura è battagliera, ma con un filo di rammarico: «Purtroppo tanta gente che è dalla nostra parte non scende ancora in piazza (a Gemonio i manifestanti erano una ventina, venuti da fuori paese ndr) perché non ha il coraggio di denunciare le difficoltà in cui versa. Noi aspettiamo chi ha veramente bisogno: vengano ai presìdi e ci raccontino le loro storie».

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I “Forconi” pungono Bossi 4 di 8
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Pubblicato il 08 Gennaio 2014
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