Lo uccisero i fascisti, la città ricorda il partigiano Ferrari

«Ricordare lui e gli altri che hanno contribuito a ridarci la libertà è un dovere a cui non possiamo sottrarci», con queste parole il Sindaco Attilio Fontana celebra Carletto Ferrari, partigiano varesino, ucciso per mano fascista il 10 gennaio 1945. In molti erano presenti alla commemorazione che si è tenuta questa mattina presso il cimitero di Bizzozero, dove Carletto riposa nella tomba di famiglia. «Nostro compito è difendere sempre valori come libertà e democrazia, per ridare fondamento al Paese», continua Fontana, portando così il discorso su temi attuali, come la tanto discussa riforma elettorale.
Ma chi era Carletto Ferrari? A ricordarlo sono le parole di Ester De Tomasi, che conosce la Resistenza da vicino, raccontata dal padre Sergio De Tomasi, anche lui partigiano. «Carletto Ferrari nacque in una famiglia borghese di Bizzozero. Fin negli anni della giovinezza era chiaro il suo impegno antifascita, e nel 1943 partecipò alla distruzione del gruppo rionale Mussolini di Varese, per questo fu condannato a 9 anni di reclusione», spiega. «A causa di una delazione, il 10 gennaio 1945, fu arrestato a Como e durante il trasferimento al carcere dei Miogni venne ucciso con una scarica di proiettili. Carletto Ferrari morì a 32 anni senza poter assistere alla rinascita della democrazia per cui aveva lottato e infine donato la vita», così si conclude il toccante discorso di Ester de Tommasi, che ha suscitato la commozione generale.
La commemorazione è terminata con la deposizione di una corona di fiori e i partecipanti si sono poi spostati presso la vicina chiesa, per assistere alla messa celebrativa.