I sindacati: “I problemi dei frontalieri sono stati trascurati”

Le posizioni delle segreterie regionali di Cgil e Cisl a commento del voto in Svizzera i cui effetti interesseranno anche i lavoratori frontalieri

«Il risultato della votazione della Svizzera è una buona notizia. Obbliga tutti a riconoscere che non siamo un Paese normale e impone di affrontare questioni che noi da tempo poniamo, senza essere ascoltati: i problemi dei lavoratori frontalieri, la fuga delle imprese italiane all’estero, in particolare in Ticino». Sono le parole di Gigi Petteni, segretario generale della Cisl Lombardia, sull’esito della votazione federale sui limiti all’immigrazione. «Questa vicenda ci insegna che la ricerca di scorciatoie causa solo danni – afferma Petteni -. Certo, però, la Svizzera deve risolvere le sue pesanti contraddizioni: vuole la circolazione delle merci, la circolazione dei capitali, ma non la circolazione delle persone?». «Finalmente – aggiunge – è arrivato il momento di rivedere i patti con la confederazione elvetica sul lavoro, non solo sui capitali finanziari».

Quanto al risultato del Canton Ticino, secondo Petteni è la conferma «che i nostri lavoratori italiani sono i migliori. La netta vittoria dei sì è la dimostrazione della frustrazione dei lavoratori svizzeri». In conclusione, il segretario generale della Cisl Lombardia rilancia la necessità di affrontare il campanello d’allarme dell’esito del voto “senza drammi inutili”.  «Non serve a nulla darci colpe gli uni con gli altri – afferma Petteni – Dobbiamo certo leggerci e rileggerci, riflettere, ma soprattutto occorre affrontare i problemi in modo concreto e compiere delle scelte. Dobbiamo creare tutte le condizioni perché più nessuna nostra azienda si sposti dal nostro territorio e fare di tutto per attrarle qui».

Per la Cgil Lombardia e le Camere del lavoro territoriali di Como, Varese e Sondrio, il voto in Svizzera è molto preoccupante, «perché mette in discussione la libera circolazione delle persone sancita dagli accordi tra Svizzera e Comunità Europea. Le ripercussioni si faranno purtroppo sentire anche per i circa 60.000 lavoratori e lavoratrici frontalieri, che tutti i giorni varcano il confine per motivi di lavoro, donne e uomini che in tutti questi anni hanno contribuito moltissimo alla crescita economica e al benessere della vicina Svizzera, magari svolgendo i lavori più umili e rifiutati dagli svizzeri stessi. Certamente le motivazioni di questo risultato elettorale vanno analizzate seriamente; oltre ad un razzismo nemmeno molto nascosto nei confronti dei lavoratori italiani e non solo, che respingiamo nel modo più assoluto, è necessario comprendere perché una terra che da sempre ha fatto dell’accoglienza e dell’ospitalità un elemento costitutivo, abbia compiuto una scelta come questa».

«Da parecchio tempo – prosegue la Cgil – assieme ai sindacati svizzeri, avvertivamo il rischio del diffondersi di un clima ostile ai lavoratori frontalieri, tanto è vero che lo avevamo evidenziato negli incontri fatti negli scorsi mesi con la Regione Lombardia, nel corso dei quali avevamo chiesto di affrontare le tematiche inerenti il frontalierato proprio per evitare di arrivare a queste conclusioni. Assieme avevamo anche chiesto ai partiti politici di farsi promotori nei confronti del nostro Governo, di un tavolo permanente per discutere e risolvere i problemi dei frontalieri. Abbiamo anche ottenuto un primo risultato, infatti il Parlamento ha approvato un ordine del giorno che chiede al Governo l’apertura di questo confronto. Ribadiamo il giudizio negativo e di grande preoccupazione sull’esito di questa votazione, e chiediamo al Governo, e alla Regione Lombardia per quanto di sua competenza, un incontro per affrontare e risolvere questi problemi, compresi i temi della competitività e dell’attrattività del territorio lombardo. L’esito elettorale rappresenta anche un avvertimento preoccupante in vista delle imminenti elezioni europee: il razzismo, l’odio nei confronti di chi è “straniero”, la guerra tra poveri, sono tutti sintomi che ci impongono di costruire tutti assieme un’Europa dei popoli e del lavoro e non solo delle banche e della finanza».

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Pubblicato il 10 Febbraio 2014
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