TV in Italia? “Tutto perduto ma ancora tutto possibile”

Massimo Bernardini, celebre conduttore televisivo Rai, è stato ospite del centro giovanile Stoà all’interno della rassegna Filosofarti. “La Rai ha perso la sua identità seguendo Mediaset -ha commentato Bernardini- ma forse oggi qualcosa sta cambiando"

Fare televisione di qualità in Italia è ancora possibile? E’ da questa domanda che è partito Massimo Berndardini, conduttore televisivo di programmi come "TV Talk" o "Il tempo e la storia" davanti all’affollata sala conferenze del centro giovanile Stoà. Un incontro, organizzato grazie al contributo della Fondazione Comunitaria del Varesotto, nel quale Bernardini ha ripercorso la storia della Rai arrivando fino ad oggi «quando i programmi televisivi hanno perso la loro consapevolezza». Se un tempo «c’era una linea dirigenziale che conduceva i vari Pippo Baudo, oggi sono loro ad essere diventati centrali» e quindi «sono diventati loro la linea editoriale». Tutto questo viene oggi ancora più potenziato dai dati di ascolto «che in Italia sono l’unico metro di misura per la qualità di un prodotto televisivo» testimoniando così il fatto che «oggi solo chi fa ascolti è il proprietario della TV, la qualità passa in secondo piano».

Un cambiamento radicale rispetto a «quello che il Servizio Pubblico ha rappresentato nei suoi 60 anni di storia» e che si è perso quando «la Rai ha iniziato a combattere contro Mediaset». Se infatti la battaglia è stata vinta dalla televisione di stato «il prezzo è stato altissimo, perdendo la propria identità». Questa battaglia, durata 20 anni, forse oggi è però arrivata ad un punto di svolta con la televisione che sta tentando di tornare lentamente ad avere quel ruolo culturale di un tempo. «Certo, ora bisogna confrontarsi anche con nuovi mezzi di comunicazione» che spesso arrivano «a condizionare le linee editoriali» ma proprio queste nuove sfide testimoniano una questione molto semplice: «tutto perduto ma ancora tutto possibile». Dubbioso su questa ricostruzione l’ex giornalista Rai Gilberto Squizzato, presente tra il pubblico, secondo il quale «basterebbe vedere dove vanno i finanziamenti per capire che siamo ancora un po’ lontani da questa presa di coscienza».

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Pubblicato il 10 Marzo 2014
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