Applausi alla prima de “Il Pretore” ma la critica si divide

Giudizi divisi dopo la proiezione del film diretto da Giulio Base e tratto da un libro dello scrittore luinese Piero Chiara ma la sensazione è quella di aver vinto una sfida, soprattutto per l'attrice e produttrice luinese Sarah Maestri


La tradizione non era dalla loro parte. Chiunque si sia cimentato nella realizzazione di un film tratto da un libro di Piero Chiara, che si chiami Dino Risi, Alberto Lattuada o Giulio Base, è andato incontro ad aspri giudizi. Probabilmente sarà così anche per "Il Pretore" che ieri sera è stato proiettato al teatro Apollonio di Varese nell’ambito del Busto Arsizio Film Festival, ma sarebbe ingeneroso nei confronti di quanti ci hanno lavorato e creduto dire che la serata di ieri non è stata un successo. Lo è stato eccome perchè – come la stessa Sarah Maestri ha più volte detto nelle interviste – l’obiettivo era far rinnamorare i varesotti di Piero Chiara e farli parecipare ad un grande esperimento collettivo realizzando un film che ha coinvolto centinaia di persone del territorio. Ieri sera ce n’erano molte in sala, tanto da riempirla per due terzi. 

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Prima della proiezione il cast è salito sul palco, chiamato dal direttore dell’Icma Andrea Castellanza, per avvisare gli spettatori. Il regista Giulio Base lo ha detto subito: «Ho cercato di mantenermi aderente alla storia raccontata nel libro ma so che tra di voi ci sono tantissimi estimatori del grande scrittore quindi perdonatemi sin d’ora se non proprio tutto sarà uguale». Inizia il film. I luoghi sono quelli chiariani a partire dal bar Clerici al lungolago, il poggio di Campagnano sopra Maccagno, il Comune di Luino. Di Varese si vede solo l’aula del tribunale. Francesco Pannofino, nei panni del Pretore Augusto Vanghetta, alterna momenti in cui è esattamente il personaggio descritto da Chiara ad alcune sue "esuberanze" che superano il limite. Sarah Maestri, nei panni di Evelina moglie anoressica del Vanghetta, per metà film recita solo con le espressioni come richiesto dal personaggio per poi venire fuori nella seconda parte mentre Mattia Zaccaro Garau nei panni del giovane Mario Landriani  convince da impacciato e timido impiegato e un po’ meno da seduttore emulo del Vanghetta.

Il finale è completamente stravolto rispetto al libro con Landriani e Vanghetta che litigano per la custodia del figlio davanti alla moglie e amante morta durante il parto. E’ certamente difficile rendere le descrizioni particolareggiate di Chiara che pennella i personaggi con tanti particolari che il cinema non ha il tempo di rendere. Purtroppo questo  toglie spazio alla profondità del libro dello scrittore luinese. La scena iniziale e quella finale sono azzeccatissime con le due comari luinesi che rappresentano le voci di paese, quelle che Piero Chiara origliava stando seduto per ore al caffè Clerici e che sono alla base dei suoi libri, i pettegolezzi che mettono a nudo i potenti e li rendono umanissimi.

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Pubblicato il 03 Aprile 2014
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